PROCESSO PIRELLI PER AMIANTO:
condannati i dirigenti.
La sentenza emessa dal giudice dopo una breve Camera
di Consiglio condanna tutti gli imputati andando oltre le richieste del P. M.
Ascione che aveva chiesto l’assoluzione per 3 imputarti. Le condanne vanno dai
3 ai 7 anni e 8 mesi di reclusione
Il primo processo per amianto contro 11 dirigenti del
Consiglio di Amministrazione della Pirelli degli stabilimenti di Viale Sarca e
di via Ripamonti di Milano accusati di omicidio plurimo e lesioni gravissime di
24 operai per malattie causate dall’amianto si è concluso. Il giudice ha
condannato a 4 anni e 8 mesi di reclusione Grandi Ludovico, 7 anni e 8 mesi per
Isola Luciano, 3 anni e sei mesi per Bellingeri Gianfranco, 6 anni e8 mesi per
Sierra Piero (presidente sino a pochi mesi fa dell’Istituto Nazionale di Ricerca
sul Cancro e tuttora nel direttivo), 6 anni e 8 mesi a Veronesi Guido, 3 anni e
sei mesi a Liberati Omar, 5 anni e sei mesi a Manca Gavino, e 3 anni a Moroni
Armando. Condannati anche i dirigenti di cui il P.M. aveva chiesto
l’assoluzione a 3 anni (Gabriele Battaglioli, Carlo Pedone, Roberto Pico). Alla
lettura della sentenza insieme alla soddisfazione dell’avvocato delle parti
civili Laura Mara, un boato di gioia è esploso dagli ex lavoratori presenti in
aula che hanno srotolato uno striscione del Comitato per la Difesa della Salute
nei Luoghi di Lavoro e nel Territorio con la scritta PER RICORDARE TUTTI I
LAVORATORI UCCISI IN NOME DEL PROFITTO insieme allo striscione di Medicina
Democratica. Nel processo, era emerso chiaramente che i dirigenti condannati
non hanno mai informato i lavoratori sui rischi dell’amianto, non hanno
rispettato le minime misure d’igiene e sicurezza, non fornendo mascherine,
aspiratori e altri dispositivi di protezione individuali e collettivi che già
esistevano e che come previsto dalla legge del 1956 sulle polveri l’azienda
doveva applicare. Inoltre si evidenziato che nelle lavorazioni erano usati
altri cancerogeni, come le amine aromatiche, il talco contaminato d’amianto, il
nerofumo e altri ancora, ricordando infine che lo IARC (Istituto Internazionale
di Ricerca sul Cancro) considera la stessa industria della gomma come
cancerogena. Finora nei processi a Milano per gli operai morti di amianto alla
Centrale Enel di Turbigo e alla Franco Tosi i padroni erano stati assolti come se
fosse stata una colpa degli operai aver respirato amianto e non colpa dei
padroni e dei dirigenti averli costretti a respirarla. Anche se in questo
processo i dirigenti Pirelli si sono comprati molte patti civili, monetizzando
la salute e la morte, oggi per quanto tardiva un briciolo di giustizia è stata
fatta. Il giudice ha stabilito anche un risarcimento per le parti civili
condannando gli ex manager e il responsabile civile Pirelli Tyre spa a pagare
una provvisionale complessiva di 520 mila euro. Una provvisionale di 200 mila
euro per la maglie e la figlia di un operaio morto, 300 mila euro all’INAIL e
20 mila euro per Medicina Democratica e Associazione Italiana Esposti Amianto.
La battaglia sarà ancora lunga perché questa è solo la sentenza di primo grado,
in ogni caso nel momento della gioia vogliamo ricordare i nostri compagni
uccisi dall’amianto e dal profitto, perché dietro i numeri ci sono delle
persone umane, delle famiglie con i loro affetti. Oggi abbiamo vinto una
battaglia, ma questo non ci soddisfa, perché se non vengono rispettate le
misure di sicurezza e bonificato il territorio i lavoratori, gli ex lavoratori
e cittadini continueranno a morire.
Sesto San Giovanni, 15 luglio 2015
Comitato per la Difesa della Salute nei Luoghi di
Lavoro e nel Territorio
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