19 luglio
2015
Milano, Mc Donald's chiude a
San Babila: i dipendenti a rischio trasferimento forzato
Chiude la storico punto di vendita di Mc Donald's a San Babila, nel cure di
Milano. E offre ai dipendenti, come unica alternativa, il trasferimento in un'altra
sede. I sindacati sostengono che l'azienda non ha avvertito i lavoratori e che
ha tentato di forzare i lavoratori a firmare per la nuova sede. Ci sono stati
momenti di tensione nella giornata di domenica con i rappresentanti delle sigle
sindacali che accusano l'azienda di non aver consentito loro di dare assistenza
ai lavoratori
Video di Edoardo Bianchi
Video di Edoardo Bianchi
Il fast food dei paninari
abbassa la saracinesca: sfrattato il McDonald’s di piazza San Babila
Scioperano i
44 lavoratori: la comunicazione e i trasferimenti arriva 24 ore prima della
chiusura
di Luca
Zorloni
Milano, 20 luglio 2015 - Da ieri pomeriggio la
serranda è abbassata: chiude il Mc Donald’s di piazza San Babila. Milano
dice addio a uno dei primi fast food della città. Nel 1981, all’angolo tra
corso Europa e largo Toscanini, si accendevano le insegne di Burghy. Era il
primo in Italia, destinato a diventare il ritrovo dei paninari e
l’epicentro della moda dei nuovi yuppie milanesi. Il ristorante è finito poi
nel portafoglio di McDonald’s, quando nel 1996 la multinazionale Usa
dell’hamburger ha acquisito Burghy dal gruppo Cremonini. McDonald’s lascia
piazza San Babila per questioni di affitto: la proprietà dei muri, infatti, non vuole
rinnovare il contratto al colosso. Tuttavia la notizia della chiusura e
del relativo trasferimento è arrivata ai 44 dipendenti del punto vendita solo
ieri, a meno di 24 ore dallo stop totale delle attività, a partire da
questa mattina. «Non siamo stati avvertiti della chiusura, né sono stati
contrattati con l’azienda i trasferimenti», scandisce la Filcams Cgil Milano. I
delegati sindacali del gruppo hanno organizzato subito un presidio fuori dal
fast food, bloccando l’attività a metà pomeriggio («Chiuso per problemi
tecnici», recitava invece un cartello sulle porte). In contemporanea, altri
quattro ristoranti della catena della grande M hanno incrociato le braccia per
solidarietà con i colleghi ed è stato proclamato lo «stato di agitazione». La
chiusura dello storico fast food era nell’aria e «deriva dalla decisione della
proprietà dell’immobile di non rinnovare il contratto di affitto dei locali»,
spiega McDonald’s in una nota. Le offerte economiche non hanno smosso i
proprietari dei muri, puntualizzano dall’azienda, e «il negoziato si è chiuso
con la conferma dello sfratto». Entro il 31 luglio il ristorante deve essere
sgomberato. In genere, spiegano dalla rsu, la direzione annuncia con un
mese di anticipo il trasloco e con i sindacati studia i trasferimenti.
«McDonald’s – comunica la società – si è subito attivata per identificare le
possibili soluzioni per i 44 dipendenti». I delegati sindacali tuttavia
riferiscono che i lavoratori sono stati convocati a fine turno per essere
assegnati a nuovi ristoranti, senza poterli discutere, e quelli che non sono in
servizio oggi ancora non conoscerebbero le destinazioni. Una rappresentante sindacale,
inoltre, è stata allontanata dagli uffici del ristorante. Mentre altri fast
food sono pronti a fermare le cucine nelle prossime ore.
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