martedì 21 luglio 2015

20 luglio - Milano: la McDonald's chiude e comunica 24 ore prima che i lavoratori saranno trasferiti. Scatta lo sciopero



19 luglio 2015
Milano, Mc Donald's chiude a San Babila: i dipendenti a rischio trasferimento forzato
Chiude la storico punto di vendita di Mc Donald's a San Babila, nel cure di Milano. E offre ai dipendenti, come unica alternativa, il trasferimento in un'altra sede. I sindacati sostengono che l'azienda non ha avvertito i lavoratori e che ha tentato di forzare i lavoratori a firmare per la nuova sede. Ci sono stati momenti di tensione nella giornata di domenica con i rappresentanti delle sigle sindacali che accusano l'azienda di non aver consentito loro di dare assistenza ai lavoratori

Video di Edoardo Bianchi




Il fast food dei paninari abbassa la saracinesca: sfrattato il McDonald’s di piazza San Babila
Scioperano i 44 lavoratori: la comunicazione e i trasferimenti arriva 24 ore prima della chiusura
di Luca Zorloni
Milano, 20 luglio 2015 - Da ieri pomeriggio la serranda è abbassata: chiude il Mc Donald’s di piazza San Babila. Milano dice addio a uno dei primi fast food della città. Nel 1981, all’angolo tra corso Europa e largo Toscanini, si accendevano le insegne di Burghy. Era il primo in Italia, destinato a diventare il ritrovo dei paninari e l’epicentro della moda dei nuovi yuppie milanesi. Il ristorante è finito poi nel portafoglio di McDonald’s, quando nel 1996 la multinazionale Usa dell’hamburger ha acquisito Burghy dal gruppo Cremonini. McDonald’s lascia piazza San Babila per questioni di affitto: la proprietà dei muri, infatti, non vuole rinnovare il contratto al colosso. Tuttavia la notizia della chiusura e del relativo trasferimento è arrivata ai 44 dipendenti del punto vendita solo ieri, a meno di 24 ore dallo stop totale delle attività, a partire da questa mattina. «Non siamo stati avvertiti della chiusura, né sono stati contrattati con l’azienda i trasferimenti», scandisce la Filcams Cgil Milano. I delegati sindacali del gruppo hanno organizzato subito un presidio fuori dal fast food, bloccando l’attività a metà pomeriggio («Chiuso per problemi tecnici», recitava invece un cartello sulle porte). In contemporanea, altri quattro ristoranti della catena della grande M hanno incrociato le braccia per solidarietà con i colleghi ed è stato proclamato lo «stato di agitazione». La chiusura dello storico fast food era nell’aria e «deriva dalla decisione della proprietà dell’immobile di non rinnovare il contratto di affitto dei locali», spiega McDonald’s in una nota. Le offerte economiche non hanno smosso i proprietari dei muri, puntualizzano dall’azienda, e «il negoziato si è chiuso con la conferma dello sfratto». Entro il 31 luglio il ristorante deve essere sgomberato. In genere, spiegano dalla rsu, la direzione annuncia con un mese di anticipo il trasloco e con i sindacati studia i trasferimenti. «McDonald’s – comunica la società – si è subito attivata per identificare le possibili soluzioni per i 44 dipendenti». I delegati sindacali tuttavia riferiscono che i lavoratori sono stati convocati a fine turno per essere assegnati a nuovi ristoranti, senza poterli discutere, e quelli che non sono in servizio oggi ancora non conoscerebbero le destinazioni. Una rappresentante sindacale, inoltre, è stata allontanata dagli uffici del ristorante. Mentre altri fast food sono pronti a fermare le cucine nelle prossime ore.


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