giovedì 23 luglio 2015

23 luglio - La Contro/Informazione su Salute e Sicurezza di: Konw Your Rights



SICUREZZA SUL LAVORO: KNOW YOUR RIGHTS! “LETTERE DAL FRONTE” DEL 23/07/15

Invio a seguire e/o in allegato le “Lettere dal fronte”, cioè una raccolta di mail o messaggi in rete che, tra i tanti che ricevo, hanno come tema comune la tutela della salute e della sicurezza dei lavoratori e dei cittadini e la tutela del diritto e della dignità del lavoro.
Il mio vuole essere un contributo a diffondere commenti, iniziative, appelli relativamente ai temi del diritto a un lavoro dignitoso, sicuro e salubre.
Invito tutti i compagni e gli amici della mia mailing list che riceveranno queste notizie a diffonderle in tutti i modi.

Marco Spezia
ingegnere e tecnico della salute e della sicurezza sul lavoro
Medicina Democratica
Progetto “Sicurezza sul lavoro: Know Your Rights!”

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INDICE

COMUNICATO STAMPA AIEA E MD SU SENTENZA PIRELLI

Posta Resistenze posta@resistenze.org
IL MUOS E’ SOTTO SEQUESTRO, E ORA LA SMILITARIZZAZIONE DELLA SICILIA

Centro Iniziativa Proletaria Tagarelli cip.mi@tiscalinet.it
PROCESSO PIRELLI PER AMIANTO: CONDANNATI I DIRIGENTI

Acqua Bene Comune Marche acqua-marche@googlegroups.com
DELITTI CONTRO L’AMBIENTE: NUOVI REATI NEL CODICE PENALE

LA TERRA BIANCA...E LA POLVERE NERA: QUALCHE APPUNTAMENTO

Carlo Soricelli soricarlo49@gmail.com
DICIASSETTE LAVORATORI MORTI SUL LAVORO IN 3 GIORNI

CONTRO LE TRIVELLE NELLO JONIO

IL PD DI PIOMBINO VOTA CONTRO L’ORDINE DEL GIORNO SULL’AMIANTO

COMUNICATO STAMPA: PROCESSO PER AMIANTO MONTEFIBRE


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From: Medicina Democratica segreteria@medicinademocratica.org
To:
Sent: Wednesday, July 15, 2015 10:07 PM
Subject: COMUNICATO STAMPA AIEA E MD SU SENTENZA PIRELLI

Le agenzie di stampa, radio e TV hanno già diffuso la notizia della condanna di 11 dirigenti della Pirelli di Milano, imputati per omicidio colposo aggravato, con pene da tre anni a sette anni e otto mesi, come definito dal dispositivo della sentenza a opera del Giudice dottor Raffele Martorelli della Quinta Sezione Penale, per avere impunemente esposto e per anni molti lavoratori all’amianto provocando per 24 di essi (a riguardo di questo processo), la morte per mesotelioma pleurico.
Le parti civili rimaste nel processo: INAIL, Medicina Democratica (MD), Associazione Italiana Esposti Amianto (AIEA) (queste due ultime difese dall’avvocato Laura Mara) e la famiglia di una vittima, sono state risarcite.
Da qui il nostro comunicato e le nostre riflessioni.

COMUNICATO STAMPA: IL TRIBUNALE DI MILANO CAMBIA LINEA
Avevamo infatti ascoltato in due precedenti processi, sempre in primo grado, leggere un dispositivo che mandava assolti i dirigenti di altri grandi aziende del milanese, la ENEL di Turbigo e la Ansaldo Franco Tosi di Legnano, per ragioni simili: morti per esposizione ad amianto non dovute, per mancanza di cautele dovute invece dalle leggi di allora (e ancora di più di oggi).
Mettiamo in evidenza:
-         che la Corte di Cassazione si è pronunciata su simili questioni, in particolare con l’ultima sentenza n. 3831/14 (contro Fincantieri di Palermo), confermando le condanne già avvenute in primo e in secondo grado: ci si chiede come mai alcuni Giudici non ne abbiano tenuto conto;
-         la tenacia delle Associazioni, in particolare MD e AIEA e, in quest’ultimo caso, anche il Comitato per la Difesa della Salute nei Luoghi di Lavoro e nel Territorio, nell’essere presenti e nell’informare dei rischi, dei danni da amianto, in ogni circostanza;
-         la tenacia dell’avvocato di parte civile (Laura Mara) nell’intervenire senza risparmio ogni volta che veniva richiesto a fronte di affermazioni distorte delle difese, senza lasciarne passare una;
-         la tenacia del principale consulente di MD e AIEA (dottor Luigi Mara), nello smontare punto per punto le tesi false e strumentali che i consulenti delle difese (ben pagati) portavano avanti senza ritegno (ricordiamo in proposito che il 12 luglio scorso il presidente di MD professor Piergiorgio Duca e il segretario di AIEA Fulvio Aurora, hanno inviato una lettera al Presidente e al Direttore scientifico della Fondazione IRCCS Istituto dei Tumori di Milano, per evitare che uno di questi consulenti, il professor Carlo La Vecchia, potesse assumere un ruolo di direzione in uno dei settori del medesimo istituto pubblico, in quanto in palese conflitto di interessi).
-         Senza dimenticare che, in tema di amianto:
-         la Regione Lombardia tramite importanti e sofisticati metodi di rilevazione aerea ha mappato la presenza di amianto in gran parte del territorio, ma al contempo non ha definito le modalità di bonifica con i relativi finanziamenti;
-         che al contempo la Regione Lombardia non attua in maniera generalizzata (ma solo quando gli stessi lavoratori si fanno sentire) le Leggi Regionali e le Delibere che stabiliscono e impongono di sottoporre a sorveglianza sanitaria gli ex esposti;
-         il Governo nazionale e la Conferenza Stato-Regioni, non approvano il Piano Nazionale Amianto, definito già nel 2013, di fatto lasciando i cittadini prossimi ai siti in cui l’amianto è presente, continuamente esposti, con grave rischio per la loro salute; che ancora non provvede ai risarcimenti di quelle vittime dell’amianto che non hanno trovato giustizia nei tribunali o comunque nella società.
LO SVOLGIMENTO DEI PROCESSI SERVE ANCHE PER EVIDENZIARE TUTTO CIO’!

15 luglio 2015
Per Medicina Democratica, Associazione Italiana Esposti Amianto e Coordinamento Nazionale Amianto
Fulvio Aurora

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From: Posta Resistenze posta@resistenze.org
To:
Sent: Thursday, July 16, 2015 3:32 AM
Subject: IL MUOS E’ SOTTO SEQUESTRO, E ORA LA SMILITARIZZAZIONE DELLA SICILIA

LA LOTTA NO MUOS CONTINUA
Non ci basta il MUOS sotto sequestro, vogliamo la smilitarizzazione della Sicilia.
Dal 6 al 9 agosto 2015 si terrà il terzo campeggio No MUOS.
Ancora una volta al presidio permanente in contrada Ulmo.
Dopo anni di lotte e pressioni popolari il MUOS è sotto sequestro.
C’è stato il tempo per festeggiare un risultato che senza la mobilitazione collettiva non si sarebbe mai ottenuto. Eppure noi rimaniamo vigili e cauti: troppe volte abbiamo assistito a inganni, raggiri e false promesse per poterci dire del tutto soddisfatti. Il nostro obiettivo resta lo smantellamento non solo dello stesso MUOS ma anche dell’intera base americana che ha sventrato quel che resta della Sughereta. E’ in contrada Ulmo che, da più di vent’anni, sono installate le quarantasei antenne NRTF, le cui radiazioni costituiscono, non solo un permanente pericolo per la salute pubblica, ma rappresentano l’avamposto più importante che le potenze imperialiste occidentali, Stati Uniti in testa, utilizzano per le loro politiche di guerra e distruzione nei confronti dei popoli dell’area mediterranea. Queste politiche guerrafondaie che abbiamo avuto negli ultimi decenni costringono l’Italia a sostenere un sempre maggiore impiego di forze militari, in nome d’ipocrite e criminali operazioni umanitarie che sono la causa delle gravi tensioni geopolitiche che rischiano di sfociare in un nuovo terribile conflitto mondiale.
Per questi motivi lanciamo il terzo campeggio No MUOS, dal 6 al 9 agosto, ancora una volta al presidio permanente in contrada Ulmo.
Nel corso degli anni la lotta No MUOS ha raccolto tantissimi consensi e ottenuto grandi risultati, ha instaurato legami e attraversato pratiche e dinamiche di conflitto sociale su e giù per il mondo.
Siamo stati i primi a denunciare gli scempi che avvenivano al Cara di Mineo, tra i primi a chiederne la chiusura ben prima che il fetore di Mafia Capitale fosse manifesto. Le condizioni di detenzione dei migranti sono ormai note. Di fronte ad una Fortezza Europa che prova a barricarsi nei propri confini di cartapesta e di fronte un’Italia che tenta di smistare persone come fossero pacchi, da antimilitaristi ribadiamo che non possono essere soluzioni praticabili il respingimento, l’isolamento, il controllo mascherato da esigenze di sicurezza. Noi crediamo ancora all’appello di Vittorio Arrigoni: restiamo umani.
Abbiamo partecipato al tentativo di unire le miriadi di conflitti ambientali sparsi per l’Italia. A Bruxelles così come a Taranto ci siamo accorti di parlare la stessa lingua, di poterci e saperci mettere in connessione per imbrigliare il potere di pochi nella volontà di tanti, ci siamo resi conto che non siamo soli. Le lotte di ciascuno sono le nostre lotte.
Siamo stati a Kobane, dove si è registrata l’unica reale vittoria sui terroristi dell’ISIS. Abbiamo partecipato e siamo stati solidali con la resistenza dei guerriglieri e delle guerrigliere curdi del Rojava e siamo impegnati a sostenere la ricostruzione di Kobane. Intanto dovevamo subire la colossale menzogna che il MUOS potesse servire per contrastare l’ISIS, bugia raccontata da molti guerrafondai durante l’avanzata dell’esercito islamista in Libia.
Saremo in Giappone per un meeting internazionale contro le basi Usa sparse per il globo. Siamo stati a bordo della Freedom Flottilla, che si batte per rompere l’embargo di Israele sulla striscia di Gaza ai danni della popolazione palestinese. Siamo stati nella Milano dell’EXPO, per opporci a questo modello economico che adotta retoriche umanitarie e ambientaliste per nascondere le devastazioni ambientali, economiche e sociali che produce. È questa la nostra risposta a chi ci taccia di essere un manipolo di sedicenti rivoluzionari. Siamo ovunque perché siamo chiunque lotta.
Perché crediamo che la migliore solidarietà ai popoli in lotta, dal Kurdistan all’Ucraina, contro l’oppressione imperialista sia quella di combattere per smantellare gli strumenti di guerra a casa nostra. E perché crediamo che la profonda crisi economica che stiamo attraversando la paghiamo anche noi quando chi ci governa taglia fondi alle scuole, agli ospedali e alle pensioni per mantenere in piedi un apparato militare utile ai soli interessi dell’industria bellica e delle multinazionali alla conquista di nuovi mercati.
Quest’anno è il centenario dell’inizio della Prima Guerra Mondiale, momento storico che registrava un esteso fermento contro la guerra e di cui oggi raccogliamo l’eredità ideale, morale, politica, culturale e antimilitarista. Dal 6 al 9 agosto cade anche un altro tragico anniversario: il lancio delle bombe atomiche americane su Hiroshima e Nagasaki. Ricorrenze significative alle quali dedichiamo il terzo campeggio No MUOS, all’insegna dell’opposizione a qualsiasi attività militare.
Ed è proprio per ricordare in chiave antimilitarista e antimperialista queste ricorrenze che lanciamo una manifestazione nazionale l’8 agosto; il 9 agosto invece è previsto un sit-in di protesta per commemorare la tragica conclusione della seconda guerra mondiale.

13/07/15
Coordinamento Regionale Comitati NO MUOS

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From: Centro Iniziativa Proletaria Tagarelli cip.mi@tiscalinet.it
To:
Sent: Thursday, July 16, 2015 3:32 AM
Subject: PROCESSO PIRELLI PER AMIANTO: CONDANNATI I DIRIGENTI

Il Giudice Raffaele Martorelli della sezione VI penale del Tribunale ha condannato 11 dirigenti della Pirelli per omicidio colposo con pene fino ai 7-8 anni di reclusione.
La sentenza, emessa dal giudice dopo una breve Camera di Consiglio, condanna tutti gli imputati andando oltre le richieste del Pubblico Ministero Ascione che aveva chiesto l’assoluzione per 3 imputarti. Le condanne vanno dai 3 ai 7 anni e 8 mesi di reclusione.
Queste le risultanza del primo processo per amianto contro 11 dirigenti del Consiglio di Amministrazione della Pirelli degli stabilimenti di viale Sarca e di via Ripamonti di Milano accusati di omicidio plurimo e lesioni gravissime di 24 operai per malattie causate dall’amianto si è concluso.
Il giudice ha inflitto le seguenti condanne:
-         reclusione di 7 anni e 8 mesi per Isola Luciano;
-         reclusione di 6 anni e 8 mesi per Sierra Piero (presidente sino a pochi mesi fa dell’Istituto Nazionale di Ricerca sul Cancro e tuttora nel Direttivo) e Veronesi Guido (fratello di Umberto...);
-         reclusione di 5 anni e 6 mesi per Manca Gavino;
-         reclusione di 4 anni e 8 mesi per Grandi Ludovico,
-         reclusione di 3 anni e 6 mesi per Bellingeri Gianfranco e Liberati Omar;
-         reclusione di 3 anni per Moroni Armando, Battaglioli Gabriele, Pedone Carlo e Pico Roberto.
Alla lettura della sentenza insieme alla soddisfazione dell’avvocato delle parti civili Laura Mara, un boato di gioia è esploso dagli ex lavoratori presenti in aula che hanno srotolato uno striscione del Comitato per la Difesa della Salute nei Luoghi di Lavoro e nel Territorio con la scritta “PER RICORDARE TUTTI I LAVORATORI UCCISI IN NOME DEL PROFITTO” insieme allo striscione di Medicina Democratica.
Nel processo, era emerso chiaramente che i dirigenti condannati non hanno mai informato i lavoratori sui rischi dell’amianto, non hanno rispettato le minime misure d’igiene e sicurezza, non fornendo mascherine, aspiratori e altri dispositivi di protezione individuali e collettivi che già esistevano e che come previsto dalla Legge del 1956 sulle polveri [D.P.R.303/56] l’azienda doveva applicare.
Inoltre è stato evidenziato che nelle lavorazioni erano usati altri cancerogeni, come le amine aromatiche, il talco contaminato d’amianto, il nerofumo e altri ancora, ricordando infine che lo IARC (Istituto Internazionale di Ricerca sul Cancro) considera la stessa industria della gomma come cancerogena.
Finora nei processi a Milano per gli operai morti di amianto alla Centrale Enel di Turbigo e alla Franco Tosi i padroni erano stati assolti come se fosse stata una colpa degli operai aver respirato amianto e non colpa dei padroni e dei dirigenti averli costretti a respirarla.
Anche se in questo processo i dirigenti Pirelli si sono comprati molte parti civili, monetizzando la salute e la morte, oggi per quanto tardiva un briciolo di giustizia è stata fatta.
Il giudice ha stabilito anche un risarcimento per le parti civili, condannando gli ex manager e Pirelli Tyre SpA a pagare una provvisionale complessiva di 520 mila euro: 200 mila euro alla moglie e la figlia di un operaio morto, 300 mila euro all’INAIL e 20 mila euro a Medicina Democratica e Associazione Italiana Esposti Amianto.
La battaglia sarà ancora lunga perché questa è solo la sentenza di primo grado, in ogni caso nel momento della gioia vogliamo ricordare i nostri compagni uccisi dall’amianto e dal profitto, perché dietro i numeri ci sono delle persone umane, delle famiglie con i loro affetti.
Oggi abbiamo vinto una battaglia, ma questo non ci soddisfa, perché se non vengono rispettate le misure di sicurezza e bonificato il territorio i lavoratori, gli ex lavoratori e cittadini continueranno a morire.

15 luglio 2015
Comitato per la Difesa della Salute nei Luoghi di Lavoro e nel Territorio
presso Centro di Iniziativa Proletaria “Tagarelli”
via Magenta 88
20099 Sesto San Giovanni (MI)
telefono e fax 02 26 22 40 99

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From: Acqua Bene Comune Marche acqua-marche@googlegroups.com
To:
Sent: Thursday, July 16, 2015 4:01 AM
Subject: DELITTI CONTRO L’AMBIENTE: NUOVI REATI NEL CODICE PENALE

Cari amici e compagni,
forse vi può interessare seguire il video di questo convegno organizzato a Roma dall’ARPA dell’Emilia Romagna in tema di DELITTI CONTRO L’AMBIENTE: NUOVI REATI NEL CODICE PENALE.
I video sono scaricabili ai seguenti link.
Ecoscienza Arpaem Roma 10/06/05 Delitti contro l’ambiente 1/2: Nuovi reati nel Codice Penale
Ecoscienza Arpaem Roma 10/06/15 Delitti contro l’ambiente 2/2: Tavola rotonda
Diffondetelo se volete a chi volete.
Cordiali saluti
Carlo Cardarelli

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From: SpeziaPolis info@speziapolis.org
To:
Sent: Thursday, July 16, 2015 1:31 PM
Subject: LA TERRA BIANCA...E LA POLVERE NERA: QUALCHE APPUNTAMENTO

Diversi conflitti ambientali, in diversi territori, nel tempo e negli ambiti più vasti, possono trovare una sintesi nella descrizione di un solo conflitto.
Nel suo ultimo libro “La Terra Bianca: Marmo chimica e altri disastri” Giulio Milani ha ricompreso una serie di eventi, conflitti, disastri che oltre a rappresentare “quella storia” nelle Apuane, forniscono una chiave di lettura utile per storie e conflitti di altri territori e di altre produzioni.
Ho l’onore di partecipare alla presentazione del libro di e con Milani in più occasioni e luoghi, nelle prossime settimane:
-         23 luglio, 21.30, Sarzana, “Mulino dei libri”;
-         14 agosto, 17.30 Pulica, “La Terra vista dalla Luna”.
Ad esempio l’uso massiccio della miracolosa marmettola per l’abbattimento degli SOx, di cui i fossili delle centrali a carbone si fanno vanto come di una soluzione ambientalmente sostenibile, ha determinato una trasformazione nell’industria della lavorazione del marmo, contribuendo a trasformare i laboratori del marmo in miniere.
In fondo la polvere bianca e la polvere nera non sono poi così diverse...
Di questo e altro parleremo con chi ci sarà...qui qualche mio appunto:
Vi aspetto.
Saluti
Daniela

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From: Carlo Soricelli soricarlo49@gmail.com
To:
Sent: Friday, July 17, 2015 3:38 PM
Subject: DICIASSETTE LAVORATORI MORTI SUL LAVORO IN 3 GIORNI

Diciassette morti sui luoghi di lavoro in soli 3 giorni: da mercoledì 14 a giovedì 16 luglio 2015.
Da Bolzano a Caltanisetta passando dalle province di Roma, Teramo, Fermo, Campobasso, Torino, Massa Carrara, Venezia, Mantova, Campobasso, Bergamo, Bari, Bolzano, Sondrio e Oristano.
Bel Paese il nostro dove ci dicono che i morti sul lavoro calano, mentre stanno aumentando e non di poco da quando nel 2008 ho aperto l’Osservatorio.
Bel Paese che quando l’INAIL presenta in Parlamento il suo rapporto annuale, nessun parlamentare che si alza e dica: ma come altri dicono che le morti aumentano, come mai? Cosa c’è di vero?
Ma gli interessi politici (e non solo) sono tanto intrecciati che vedono coinvolti in questa farsa tutti.
Calano tra gli assicurati INAIL ma aumentano nelle altre categorie. Un po’ di vergogna da parte di Renzi, Poletti e Martina?
Ma fatemi il piacere come diceva Totò: ci sarebbe da ridere se non parlassimo del martirio senza fine di chi lavora.
Ma è mai possibile che nessuno alzi la manina in parlamento a difesa della sicurezza dei lavoratori?
venerdì 17 luglio 2015
Carlo Soricelli

MORTI SUL LAVORO NEL 2015
SITUAZIONE AL 17 LUGLIO
Dall’inizio dell’anno sono morti sui luoghi di lavoro 338 lavoratori; con le morti sulle strade e in itinere si superano i 680 morti complessivi (stima minima).
Occorre tenere presente che nelle statistiche delle morti sul lavoro lo Stato considera morti sul lavoro anche i lavoratori che muoiono sulle strade e in itinere e che tantissime categorie come per esempio le Partite IVA individuali, Vigili del Fuoco, Poliziotti, Carabinieri, lavoratori in nero, pensionati in agricoltura e tanti altri non rientrano nelle statistiche ufficiali.
L’INAIL ha registrato nel 2014 complessivamente 662 morti sul lavoro, di questi oltre 300 sono morti in itinere, ma le denunce per infortuni mortali sono stati 1107.
Noi abbiamo registrato ben 661 morti sui luoghi di lavoro (tutti documentati) se si aggiungono i morti sulle strade e in itinere si superano nel 2014 i 1300 morti.
I morti per infortuni sui luoghi di lavoro non sono mai stati così tanti da quando il primo gennaio 2008 è stato aperto l’Osservatorio. In questi otto anni di monitoraggio delle vittime i morti per infortunio si sono solo trasferiti dall’INAIL a altre categorie, sono aumentati i morti in nero, in grigio, ma soprattutto nelle Partite IVA individuali.
Ma perché questa enorme differenza? L’INAIL occorre ricordarlo ancora una volta, registra le morti solo dei propri assicurati e in tantissimi non lo sono. Sta a noi che svolgiamo un lavoro volontario fare conoscere anche questo aspetto ai cittadini italiani.
Teniamo sempre presente la differenza che esiste tra i diversi modi di “conteggiare” le vittime di queste tragedie, che si tendono sempre a sottovalutare nella loro complessità.
MORTI PER INFORTUNI SUI LUOGHI DI LAVORO PER REGIONE E PROVINCIA PER ORDINE DECRESCENTE DELLE MORTI
LOMBARDIA (42): Milano (7), Bergamo (5), Brescia (13), Como (2), Cremona (2), Lodi (1), Monza (2) , Pavia (4), Sondrio (2), Varese (3).
TOSCANA (37): Firenze (3), Arezzo (3), Grosseto (8), Livorno (3), Lucca (3), Massa Carrara (5), Pisa? (4), Pistoia (3), Siena (1), Prato (4).
VENETO (30): Venezia (2), Belluno (2), Padova? (4), Rovigo (4), Treviso (4), Verona (5), Vicenza (9).
CAMPANIA (25): Napoli (9), Avellino (2), Benevento (2), Caserta (2), Salerno (10).
SICILIA (23): Palermo (7), Agrigento (1), Caltanissetta (3), Catania (2), Messina (3), Ragusa (2), Siracusa (1), Trapani? (4).
LAZIO (22): Roma (8), Frosinone (6), Latina (1), Rieti (1), Viterbo (6).
PIEMONTE (19): Torino (7), Alessandria (4), Asti (2), Biella (1), Cuneo (3), Novara (1), Verbano Cusio Ossola (1).
EMILIA ROMAGNA (16): Bologna (3), Forlì Cesena (1), Ferrara (1), Modena (4), Piacenza (2), Ravenna (2), Reggio Emilia (2), Rimini (1).
ABRUZZO (13): L’Aquila (4), Chieti (4), Pescara, Teramo(5).
MARCHE (12): Ancona (4), Macerata (1), Fermo (3) , Pesaro Urbino (2), Ascoli Piceno (2).
TRENTINO ALTO ADIGE (12): Trento (5), Bolzano (7).
LIGURIA (10): Genova (3), Imperia (2), La Spezia (3), Savona (2).
PUGLIA (9): Bari (2), Barletta Andria Trani (1), Brindisi (2), Lecce (2), Taranto (2).
UMBRIA (8): Perugia (6), Terni (2).
FRIULI VENEZIA GIULIA (7): Pordenone (5), Udine (2).
SARDEGNA (7): Cagliari (3), Carbonia Iglesias (1), Medio Campisano (2), Olbia Tempio, Oristano (1).
MOLISE (5): Campobasso (4), Isernia (1).
BASILICATA (4): Potenza (2), Matera (2).
CALABRIA (4): Catanzaro (2), Cosenza (1), Reggio Calabria (1).
I lavoratori morti sulle autostrade, all’estero e in mare non sono segnalati a carico delle province.
Circolano in rete dei dati dei morti sui luoghi di lavoro che generano solo confusione e non hanno nessuna attinenza con la realtà. Noi li monitoriamo ogni giorno e non temiamo smentite. Il nostro è un lavoro volontario e in totale autonomia da tutti, non lavoriamo nel settore della sicurezza e mai abbiamo preso soldi da nessuno. Lo svolgiamo da 8 anni per primi in Italia per far comprendere la dimensione complessiva di queste tragedie.

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To:
Sent: Friday, July 17, 2015 5:45 PM
Subject: CONTRO LE TRIVELLE NELLO JONIO

TRIVELLE NELLO JONIO: “LE ISTITUZIONI CI SONO, IL POPOLO NO”
Le istituzioni ci sono, i cittadini no: a Policoro la manifestazione contro le trivelle nello Jonio finisce tra urla e fischi.
Nel giorno della protesta il ministro Guidi risponde a Latronico, deputato lucano di Forza Italia, dicendogli: noi andiamo avanti, il Governo non fa alcun passo indietro rispetto alle estrazioni petrolifere nello Jonio e nel Golfo di Taranto.
A tale proposito si vedano anche i seguenti articoli:
Vogliamo ricordare a chi ha la mente offuscata dal petrolio che gli ambientalisti, le associazioni non hanno colore politico, né tantomeno sindacale: sono semplici cittadini che ogni giorno toccano con mano gli effetti dell’inquinamento e aiutano i propri concittadini o i loro familiari a rivendicare i loro diritti per le conseguenze patologiche che inconsapevolmente hanno contratto.
Qualcuno, strumentalizzando la contestazione delle centinaia di fischietti rossi, gialli e verdi, inneggiando “Bella ciao” assieme agli altri governatori ha lanciato con ciò segnali di sfida alle istanze sociali squisitamente democratiche.
Alla manifestazione tra le voci fuori dal coro c’erano anche le associazioni No TRIV, Legambiente, ISDE (Associazione dei Medici per l’Ambiente), AIEA (Associazione Italiana Esposti Amianto) e Medicina Democratica, che si muovono in assoluta continuità con quello che giornalmente fanno per la tutela dell’ambiente e nell’aiutare i propri concittadini.
Solo in Basilicata l’AIEA Val Basento ha aiutato 500 famiglie, ha chiesto ripetutamente un decisivo intervento delle istituzioni regionali per aiutare le centinaia di vedove della Val Basento, vittime di una industrializzazione che ha lasciato solo croci e inquinamento nel territorio. Finora ci sono state solo parole e perdite di tempo anziché atti concreti.
Ci chiediamo com’è possibile che in uno stato democratico una mozione approvata all’unanimità il 14 ottobre 2014 dal Consiglio Regionale della Basilicata per sostenere la richiesta di atto di indirizzo ministeriale per i lavoratori dell’ex ANIC/Enichem di Pisticci Scalo, giaccia ancora tra i fascicoli dormienti e il governatore verbalmente affermi che non conosce il problema.
Chiediamo ai Sindaci delle aree interessate alle estrazioni petrolifere e dei SIN (Siti di Interesse Nazionale) della Val Basento che pubblichino il Referto Epidemiologico Comunale (REC) o Esame Epidemiologico della Popolazione Comunale. Il REC è basato su prove VERIFICABILI da cittadini, giornalisti, medici e dalla Magistratura; Il REC deve essere certificato automaticamente dall’ente pubblico, come evidenziato di seguito da Valerio Gennaro.
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IL REFERTO EPIDEMIOLOGICO COMUNALE
Di Valerio Gennaro dell’Azienda Ospedale Università San Martino Istituto Nazionale per la Ricerca sul Cancro (IST) Genova
Il REC è una forma di intervento preventivo proprio che mi aiuta a capire quale/quanta parte di malattia devo (da adesso) prevenire in quella popolazione.
Premessa: ogni popolazione ha un valore standard “atteso” di salute. Alcune popolazioni viaggiano con valori migliori o peggiori (o normali) rispetto allo standard.
L’eccesso di casi di patologia rilevabile in una popolazione mi aiuta a comprendere quali/quanti sono le patologie da prevenire e, soprattutto, mi aiuta a comprendere quali possono essere le cause di tali patologie (ambientali, lavorative, socio-economiche, stili di vita, alimentari, ecc.).
In altre parole il REC può “certificare” lo stato di buona salute oppure di grave malattia dell’intera comunità (o sue parti).
Se non ho un REC, non so come sta la popolazione. Il REC è basato su prove VERIFICABILI da cittadini, giornalisti, medici e dalla Magistratura.
Il REC è certificato automaticamente dall’ente pubblico.
Il REC permette di sapere quanti/quali morti/malati/ecc. si sono verificati IN PIU’ in una popolazione in un determinato periodo.
Il REC è una misura globale dello spread di salute dell’intera comunità (attenzione comunque alle diluizioni dell’effetto sanitario) e non si limita al riduttivismo causato dall’analisi sul solo cancro o a un solo impianto nocivo.
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Le patologie derivanti da inquinamento ambientale sono latenti e si manifestano prevalentemente a distanza di anni, anche dopo 40 anni e, a tal riguardo, evidenzio di seguito il contenuto del comunicato stampa ISDE, AIEA e Medicina Democratica che in questi giorni stiamo diffondendo in Sardegna:
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C’è una mortalità del +49% rispetto alla media regionale sarda per tumori dell’apparato respiratorio che colpisce le donne dell’area Porto Torres-Sassari: è uno dei dati più preoccupanti che emerge dall’aggiornamento dello Studio “SENTIERI: Studio Epidemiologico Nazionale dei Territori e degli Insediamenti Esposti a Rischio da Inquinamento” dell’Istituto Superiore di Sanità, che ha riguardato anche il SIN per le Bonifiche, di Porto Torres-Sassari.
L’indagine, su una popolazione di 141.793 abitanti secondo il censimento 2011, ha riguardato il periodo 2003-2010, escluso il 2004-2005 poiché sprovvisto di dati ISTAT: “Il quadro che ne emerge conferma quanto denunciamo da tempo” - sostengono i rappresentanti delle Sezioni sarde di ISDE, AIEA e Medicina Democratica - “in soli 6 anni si è registrato un +6% di mortalità in generale e per tutte la cause, rispetto alla media regionale, con eccessi di mortalità per tutti i tumori in entrambi i sessi, ma anche con una maggiore incidenza per tutte le patologie connesse alle condizioni ambientali”.
Cosa sta accadendo in questo territorio e perchè per alcune patologie a essere colpite sono maggiormente le donne? “La maggiore vulnerabilità delle donne, per esempio per il tumore polmonare, ma in particolare per l’adenocarcinoma, anche in soggetti non fumatori, è dovuta a condizioni ambientali, che trovano nell’assetto ormonale dell’organismo femminile una maggiore fragilità rispetto ai contaminanti presenti da tempo nell’ambiente” - ha spiegato il dottor Vincenzo Migaleddu, presidente dell’Associazione ISDE Sardegna.
I dati ufficiali sulla presenza di inquinanti si trovano nella Relazione sulle bonifiche dei siti contaminati in Italia del 2012 della “Commissione Parlamentare di inchiesta sulle attività illecite connesse al ciclo dei rifiuti” e nella Conferenza dei Servizi Istruttoria del 2013.
La presenza di attività chimiche, petrolchimiche, di raffineria, centrali termoelettriche a olio combustibile e carbone, area portuale e discariche ha prodotto infatti una diffusa contaminazione delle acque di falda, con presenza di metalli, solventi e idrocarburi che superano di gran lunga ogni limite di legge, come il benzene fino a 150.0000 volte la soglia consentita; il VCM, cloruro di vinile monomero, fino a 500.000 e il dicloroetano fino a 28 milioni di volte. “Chiediamo alla Regione” - sottolinea Vincenzo Migaleddu – “l’attuazione immediata degli interventi di bonifica da tempo previsti, ma ancora inattuati e risposte celeri sulla delibera datata 29 dicembre 2014 sullo stanziamento di ingenti fondi per le bonifiche; l’attivazione dei protocolli di sorveglianza sanitaria in favore dei cittadini sardi, esposti a sostanze tossiche, a metalli pesanti e amianto nei due SIN Sassari Portotorres e Sulcis Iglesiente Guspinese e negli altri siti a forte impatto ambientale. Chiediamo altresì l’istituzione di un Comitato di Garanzia, costituito da personalità di alto profilo e competenza per affrontare con strumenti adeguati quella che si configura come una vera e propria emergenza sanitaria e ambientale”.
Cagliari, 15 luglio 2015
ISDE, AIEA, Medicina Democratica
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Anche il dottor Agostino Di Ciaula, Referente Regionale ISDE Puglia, in premessa al suo intervento “I rischi dell’esposizione a inquinanti in età pediatrica” nel Convegno AIEA e Medicina Democratica, tenutosi il 18 Ottobre 2014 nella Sala Consiliare della Provincia di Matera, ricordava quanto diceva oltre vent’anni fa Renzo Tomatis, un grande uomo, prima ancora di essere un grande medico e un grande scienziato: “le future generazioni non ci perdoneranno il male che stiamo facendo loro”.
Il dottor Di Ciaula ha cercato di spiegare col suo intervento, a distanza di vent’anni, perché Renzo Tomatis, tra i fondatori dell’Agenzia internazionale per la ricerca sul Cancro, aveva assolutamente ragione, e dichiarava:
-         l’incidenza di cancro dei bambini di età compresa tra zero e quattordici anni è in assoluto in continuo incremento, ma il dato ancora più sorprendente è che in Italia l’incidenza di cancro nei bambini è doppia rispetto alla media europea (dati dei Registri Tumori);
-         i bambini si ammalano soprattutto di questi tipi di cancro: leucemie, linfomi e tumori del sistema nervoso centrale; anche in questo caso in Italia si hanno due volte e mezzo i casi di leucemia rispetto all’Europa, cinque volte i casi di linfomi e il doppio di tutti i tumori nel primo anno di età;
-         ci sono una serie di patologie che non danno sofferenze immediate, ma che si sviluppano su un lasso di tempo molto più lungo; pensate per esempio ai rapporti tra l’asma e l’inquinamento: circa trentamila attacchi di asma all’anno sono causati dall’inquinamento ambientale nei bambini di età inferiore a quindici anni; pensate all’incremento epidemiologico spaventoso che si sta avendo nell’obesità infantile;
-         stanno aumentando a dismisura in tutta Europa i casi di diabete di tipo 1, il diabete dei bambini;
-         ogni anno in Europa nascono oltre due milioni di bambini che hanno valori di mercurio nel sangue al di sopra dei limiti di sicurezza; questi bambini hanno alterazioni del quoziente intellettivo, causando anche un grave danno economico in tutta Europa;
-         si ha una spaventosa progressione epidemiologica dell’autismo: nel 2000 era autistico un bambino su centocinquanta, nel 2010 ha l’autismo un bambino su sessantotto: è chiaro che qualche cosa sta cambiando, sta cambiando anche nel numero di bambini non nati, bambini che non fanno in tempo a nascere e ad ammalarsi, bambini che muoiono prima e che danno origine ad aborti spontanei;
-         il numero di aborti spontanei in Italia è in continuo e progressivo incremento e questo è un problema che tocca da vicino anche e soprattutto la regione Basilicata, perché i tassi di aborti spontanei in Basilicata sono di molto superiori rispetto alla media italiana e alla media delle regioni meridionali;
-         adesso cominciano a venir fuori anche i dati relativi ai bambini, perché i primi dati dello studio SENTIERI si riferiscono agli adulti; adesso sono andati a vedere che cosa succede nei bambini e ovviamente i bambini che vivono nei SIN hanno più leucemie e hanno più tumori maligni rispetto ai loro connazionali che vivono in zone non inquinate;
-         praticamente in questo momento spostandosi in qualunque direzione della Basilicata, non si potranno fare più di venticinque chilometri senza trovare un buco nel terreno dovuto alla ricerca o alla estrazione di idrocarburi; è chiaro che qualche cosa questo deve aver causato a questo territorio e alla salute dei lucani: queste aree verdi sono le aree in cui ancora (aggiornamento a settembre 2013) – si è concesso di ricercare idrocarburi.
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ALTRI BUCHI DA FARE E SOLO DIO SA CHE COSA SUCCEDERA’ CON IL DECRETO SBLOCCA-ITALIA.
In Basilicata si produce circa il 60% del gas naturale nazionale, circa l’80% di olio greggio e non abbiamo dati a sufficienza per provare che ci sia una relazione tra l’incremento di estrazione di gas naturale e l’incremento preoccupante di ospedalizzazione per tumore in età pediatrica che stiamo osservando in questa regione.
Mancano ancora le informazioni. Questo è un grosso problema che ha la Basilicata (in realtà non solo la Basilicata).
Non si riesce ancora a capire quanti siti inquinati ci siano, dove siano e di che entità sia l’inquinamento. Non si riesce ancora a capire quante malattie ci siano in Basilicata, soprattutto alcune malattie che non sono per niente considerate a livello epidemiologico.
Il documento è parte integrante degli Atti del Convegno di Matera “Patologie asbesto correlate, prevenzione e ricerca: giustizia per le vittime e per gli ex esposti” che a breve pubblicheremo.
Concludo questa nota riportando all’attenzione di tutti, quanto scritto sul retro della copertina del documento che abbiamo preparato per il Convegno.
“Ripensare la guerra al cancro”: L’epigenetica ci ha svelato che è l’ambiente che “modella” ciò che siamo nel bene e nel male, nella salute e nella malattia.
L’origine del cancro non risiede quindi solo in una mutazione casualmente insorta nel DNA di qualche nostra cellula, ma anche in centinaia di migliaia di modificazioni epigenetiche indotte nella miriade di agenti fisici e sostanze chimiche tossiche e pericolose con cui viviamo a contatto ancor prima di nascere e che alla fine finiscono per danneggiare in modo irreversibile lo stesso DNA.
Per vincere la guerra contro il cancro abbiamo bisogno di una nuova e diversa visione del campo di battaglia: per coloro che da decenni si battono per una riduzione dell’esposizione delle popolazioni agli agenti inquinanti e cancerogeni questa nuova visione del problema ha un unico nome: PREVENZIONE PRIMARIA che non può essere ridotta solo alle indicazioni riguardanti gli “stili di vita”, ma che deve intervenire energicamente sulla tutela degli ambienti di vita e di lavoro.
Pertanto:
-         una legittima e democratica rivendicazione di opposizione usando i fischietti rossi, gialli, verdi, non può essere schematizzata con appellativi non adatti ed offensivi;
-         non è permesso a nessuno decidere sulla vita altrui;
-         non accettiamo parole come “vi sfido e vi batto” dette dal Presidente della regione Basilicata che tra l’altro è un medico;
Da Renzi, primo ministro di un paese quasi completamente circondata dal mare, ci saremmo aspettati maggiore attenzione alle istanze sociali di natura democratica che vengono dalle popolazioni costiere, che invece delle autorizzazioni, promuovesse una moratoria internazionale che vieti le esplorazioni offshore per eventuali estrazioni petrolifere nel bacino del mediterraneo.
Mario Murgia
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ISDE ITALIA: BASILICATA NEL “BARATRO TRIVELLE”
La manifestazione di mercoledì 15 luglio 2015 a Policoro (MT), organizzata dal Presidente della Regione Basilicata e dal sindaco di quella città e riferita alle ultime vicende riguardanti gli effetti della Legge 164/14, più comunemente conosciuta come “Sblocca Italia”, dove sono contenuti provvedimenti anche per la liberalizzazione delle trivellazioni petrolifere in Italia ed in particolare in Basilicata dove già viene fornito il 10% dell’intero fabbisogno nazionale di petrolio con le concessioni in essere e che interessano una cospicua parte del territorio regionale, non presenta contenuti ed obiettivi chiari condivisibili!
Perciò, per quanto riguarda gli effetti che tale legislazione sta producendo nei territori già interessati dalle estrazioni e in quelli che a breve saranno sottoposti a procedimenti autorizzativi, ISDE Potenza intende chiarire quanto segue:
-         una delle principali finalità che ISDE Italia persegue è quella di “produrre conoscenze adeguate sulla salute e sull’ambiente e trasferirle efficacemente ai decisori politici”, pertanto intendiamo sottolineare ancora una volta, gli effetti negativi delle estrazioni petrolifere sia in mare che in terra;
-         la Basilicata già provata duramente dalle conseguenze di decennali attività estrattive fossili è sull’orlo del baratro: effetti catastrofici per l’agricoltura e le attività connesse, il turismo, l’acqua, l’ambiente e la salute pubblica; in questo modo la devastazione sarà completa; la nostra regione ha un’inderogabile urgenza: il ripristino della qualità della terra e dell’acqua, dei luoghi e degli habitat naturali, deteriorati dagli impatti della filiera estrattiva del fossile; quindi vera priorità è la quantificazione dei danni diretti e indiretti sociali, economici e sanitari nonché d’immagine arrecati a danno dei cittadini lucani presenti e futuri;
-         per quanto riguarda poi le decisioni che gli enti istituzionali ai vari livelli avrebbero potuto e dovuto prendere per tutelare efficacemente la salute dei cittadini e la salvaguardia dell’ambiente secondo il “principio di precauzione”, è bene precisare che in Basilicata sono stati sempre disattesi; a partire dalla mancata impugnazione presso la Corte Costituzionale degli articoli dal 35 al 38 di quella Legge per palese illegittimità, così come è stato fatto invece da altre regioni come la Puglia, la Campania, la Calabria, la Lombardia, il Veneto, l’Abruzzo, le Marche ed il Molise;
-         il 4 dicembre 2014 tutte le associazioni lucane, ambientaliste e non, hanno organizzato una grande e importante manifestazione a Potenza per far sentire la propria voce e dimostrare il proprio dissenso rispetto alle decisioni che la Giunta prima e il Consiglio Regionale di Basilicata poi, andavano prendendo nel senso di non impugnare quel decreto;
-         la bocciatura sia da parte del Governo con l’approvazione definitiva della Legge 164/14 che del giudizio negativo da parte della Corte Costituzionale sulla regolarità dell’ultima legge di stabilità regionale che prevedeva, tra l’altro, l’utilizzo delle royalties al di fuori del “patto di stabilità”, dovrebbe suggerire alla politica locale di evitare ulteriori conflitti con la Corte, prevedendo e prevenendo le eventuali stroncature di provvedimenti che hanno un chiaro carattere di incostituzionalità, al solo scopo di confondere le idee ai cittadini (vedi anche la falsa moratoria del giugno 2013 e il mancato ricorso al TAR del disciplinare della Legge 164/14 del 5 luglio 2015).
Tenuto conto di tutto quanto sopra esposto, affermiamo la nostra NETTA CONTRARIETA’ a partecipare ad una manifestazione organizzata da quelle stesse istituzioni che avrebbero potuto evitare o limitare tutto questo e non hanno fatto nulla e che oggi, come estrema ratio, tentano con questo atto di recuperare terreno riguardo alla propria credibilità ed alla propria autorevolezza.
Noi non ci stiamo! Continueremo, come medici, a lottare per gli obiettivi per i quali abbiamo giurato fedeltà, a partire dall’articolo 5 del nostro Codice Deontologico; cioè la difesa della salute dei cittadini e la comunicazione sull’esposizione e sulla vulnerabilità di essi a fattori di rischio ambientale!
ISDE Italia Associazione Medici per l’Ambiente
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CIVITA DI MARSICOVETERE, DOPO LO “SMINAMENTO” ARRIVANO LE NUOVE TRIVELLE
La OLA (Organizzazione lucana ambientalista), ancora una volta, è costretta a documentare il “sacrificio” dei beni ambientali, paesaggistici e archeologici della Val d’Agri per favorire le trivelle petrolifere.
In località Civita di Marsicovetere è in fase di realizzazione la nuova postazione per i pozzi petroliferi “Sant’Elia 1” e “Cerro Falcone 7”, a poca distanza dal perimetro del Parco nazionale Appenino Lucano Val d’Agri-Lagonegrese (che sembra essere lontano anni luce da queste problematiche) e all’interno dell’IBA (Important Bird Areas) Val d’Agri facente parte della Rete Natura 2000 dell’Unione Europea.
L’infrastruttura petrolifera avviene in un territorio ancora integro. Dovrebbe pertanto godere di particolari misure di salvaguardia unitamente ai boschi, alle sorgenti e ai corsi d’acqua. Ma la scena è la stessa di quella del pozzo Pergola 1 di Marsiconuovo: dove c’erano pascoli e boschi si profila una nuova colata di cemento sormontata dalle trivelle, con i ruderi di un antico casale già “polverizzato” dalle ruspe nel mese di giugno 2013, per sgombrare l’area da possibili ostacoli, non solo di tipo materiale.
Questa volta i lavori sono stati preceduti da una vera e propria occupazione di tipo militare. E’ in atto un vero e proprio “sminamento”, che tiene lontani gli sguardi indiscreti dei residenti, degli escursionisti e degli operatori dell’informazione.
In un comunicato ufficiale, la compagnia mineraria rende noto di aver avviato “in data 23 giugno le attività di bonifica da residuati bellici nell’area in cui verrà realizzata la postazione sonda Sant’Elia 1 e Cerro Falcone 7. La bonifica è espressamente prevista dalla normativa di settore ed è eseguita a scopo precauzionale”.
“Con il termine bonifica bellica si intendono” – specifica la compagnia mineraria – “tutte le attività finalizzate alla ricerca, disinnesco e/o rimozione di eventuali ordigni e residuati bellici di qualsiasi natura, in aree interessate da lavori di costruzione. Nel dettaglio, le operazioni avranno una durata di circa 3 settimane durante le quali verrà eseguita una bonifica superficiale (fino alla profondità di 1 metro dal piano di campagna) e una successiva bonifica in profondità (fino a 5 metri dal piano di campagna) tramite l’utilizzo di un apposito apparato rilevatore. ENI conferma che le operazioni non comportano alcun rischio per la salute dei cittadini e che tutte le attività sono condotte nel massimo rispetto per l’ambiente”.
Le ruspe sono già entrate nell’area ai piedi dell’antica collina fortificata della Civita di Marsicovetere, dove si stanno ultimando, a opera di ditte specializzate, le operazioni di “sminamento”. E’ visibile la “gruviera” di buche per la ricerca di ordigni bellici, in un’area che potrebbe invece serbare sorprese di tipo archeologico, considerata la vicinanza ad altri importanti siti, ancora poco indagati e studiati.
Su questo aspetto non si conoscono rapporti o altre relazioni degli enti a ciò deputati, che documentino tale evenienza durante la fase preliminare dei lavori.
Prima di effettuare lo “sminamento”, sono arrivate le motoseghe per “ripulire” l’area dalla vegetazione, facendo a pezzi gli alberi situati ai margini dell’ampia area della postazione petrolifera, autorizzata dalla Regione Basilicata ad Aprile 2015 con parere di Valutazione di Impatto Ambientale e di incidenza positivo, mentre il Comune di Marsicovetere, per facilitare il passaggio dei mezzi pesanti ed i TIR delle ditte petrolifere, ha autorizzato nel mese di Febbraio 2015 i lavori di adeguamento della piccola e tortuosa strada di montagna che attraversa l’area della sorgente Copone e altre località turistiche del parco nazionale dell’Appenino Lucano.
“Le querce millenarie” - è scritto nella delibera regionale VIA – “dovranno essere spostate secondo una prescrizione della Soprintendenza ai Beni Ambientali e Paesaggistici della Basilicata la quale però aveva espresso in origine netta contrarietà alle infrastrutture petrolifere in località Civita”.
Ma le “sentinelle” della Civita di Marsicovetere sono state destinate a “fare ombra” alle automobili delle maestranze e ai mezzi delle ditte petrolifere, nel parcheggio adiacente. Siamo curiosi di verificare i risultati di tale operazione di spostamento dei giganti vegetali. Ma sul taglio della vegetazione, e dunque anche delle querce secolari, graverebbe l’autorizzazione già rilasciata dall’Ufficio Regionale foreste dell’Assessorato Regionale agricoltura rilasciata nel mese di ottobre 2014. Riteniamo più probabile dunque che esse finiscano per essere trasformate in tavole o legna da ardere, come tutti gli alberi che ricoprono la superficie dei 22.000 metri quadri da trasformare in servitù industriale.
Ma l’opera di “maquillages” per l’approntamento della postazione, già presidiata notte e giorno dal personale della vigilanza privata, prevede anche l’allocazione di brecciolino verde, di siepi di mascheramento con scarpate verdi ed ecologiche. Aspetti questi, nonostante tutto, riteniamo, “marginali” rispetto a problematiche più gravi e importanti, considerati i possibili impatti e i rischi ambientali dovuti alla perforazione dei pozzi esplorativi che insistono su bacini idrici caratterizzati da delicati equilibri.
Preoccupa la realizzazione di vasche per i reflui e per i fanghi, il traffico di autobotti carichi di liquidi potenzialmente contaminanti su strade di montagna, e i tubi di allacciamento con il limitrofo oleodotto che dovrà portare in futuro il greggio estratto al centro olio Val d’Agri a Viggiano. Opere che potrebbero arrecare rischi ben più gravi per il sistema idrico e per i suoli.
Non è chiaro, inoltre, il perché, dopo aver realizzato la postazione per gli stessi pozzi Sant’Elia 1 e Cerro Falcone 7 più a monte, in località Case Marinelli di Marsicovetere, la compagnia mineraria abbia poi deciso di ricollocare gli stessi più a valle, in località Civita, duplicando non solo la postazione petrolifera ma anche gli impatti in un’area che coinvolge l’idrostruttura del torrente Molinara, tributario del fiume Agri, le cui acque servono tra l’altro il locale acquedotto comunale.
A queste interrogativi rivolti agli uffici regionali non sono seguite le risposte auspicate, permanendo i dubbi circa quanto accaduto nella località “Case Marinelli” e sul motivo della ri-allocazione dei pozzi petroliferi Sant’Elia 1 e Cerro Falcone 7 in località Civita.
La OLA testimonierà queste nuove vicende, per garantire il diritto di cronaca e la conoscenza da parte dei cittadini su quanto continua ad accadere in Val d’Agri.
di OLA (Organizzazione Lucana Ambientalista)
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TRIVELLAZIONI: IL SONNO DELLA RAGIONE GENERA “L’INCUBO DEL CONTABILE”
John Maynard Keynes definiva così (lui, più precisamente, parlava di “parodia dell’incubo del contabile”) quella visione del mondo, prima che teoria economica, fondata sull’ossessiva propensione a contabilizzare economicamente, nell’immediato, tutti gli aspetti della vita e tutte le risorse della natura.
Quella “norma, tratta da un calcolo finanziario suicida”, che “regola ogni passo della vita” e in forza della quale “noi distruggiamo le bellezze della campagna perché gli splendori della natura, accessibili a tutti, non hanno valore economico. Noi siamo capaci di chiudere la porta in faccia al sole e alle stelle, perché non pagano dividendo.”
E si trivella il mare.
Anche in questo caso, l’Esecutivo che, probabilmente, ha più contribuito a sdoganare nell’immaginario collettivo l’idea che il mare sia anzitutto un enorme pozzo petrolifero, che chiede, quindi, solo di esser perforato per le magnifiche sorti e progressive della “crescita economica”, è stato proprio il governo dei Professori. Il quale è stato anche, più concretamente, quello che ha, di fatto,condonato, con un gioco di prestigio normativo inserito nel benemerito “Decreto Sviluppo”, una serie di “attività di ricerca, di prospezione nonché di coltivazione di idrocarburi liquidi e gassosi in mare”, che erano, invece, state bloccate con il cosiddetto “correttivo ambientale”, del giugno 2010 (addirittura del governo Berlusconi), sull’onda emotiva del disastro ambientale provocato nel Golfo del Messico dalla piattaforma petrolifera della British Petroleum.
Pochi giorni fa, in linea con questi nobili ascendenti, il Ministero dell’Ambiente ha emanato 11 Decreti di “compatibilità ambientale” per altrettanti progetti di prospezione di idrocarburi in Adriatico con la tecnica dell’air-gun (opportunamente espulsa, in tal senso, su sollecitazione dello stesso Ministero, dalla recente legge sugli ecoreati).
Progetti che riguardano soprattutto il mare della Puglia, che consolida, quindi, la sua funzione istituzionale di piattaforma energetica al servizio di tutta la nazione; ma, soprattutto, delle compagnie del settore. Che tutto ciò contenga discrete probabilità di devastazione di una parte significativa del patrimonio naturale, nonché dell’economia locale, di questa regione è un dato che ai bilanci delle multinazionali, com’è noto, cale assai poco.
Ma i settori più consapevoli della cittadinanza attiva, della Puglia come di tutti i territori sistematicamente stuprati per la bulimia di profitto di pochi, ormai hanno sempre meno intenzione di continuare a rivestire il ruolo di mera posta attiva di quei bilanci aziendali, per assumere, invece, quello, assai più dignitoso e salubre, di difensori civili di una terra, del suo ambiente e, dunque, della salute di chi ci vive.
Forti anche dell’autorevolissimo insegnamento che arriva da un recente testo “sulla cura della casa comune”: “E’ lodevole l’impegno di organismi internazionali e di organizzazioni della società civile che sensibilizzano le popolazioni e cooperano in modo critico, anche utilizzando legittimi meccanismi di pressione, affinché ogni governo adempia il proprio e non delegabile dovere di preservare l’ambiente e le risorse naturali del proprio Paese, senza vendersi a ambigui interessi locali o internazionali”.
di Stefano Palmisano
27 giugno 2015

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Da: Fabrizio Callaioli
19 luglio ore 10.11
IL PD DI PIOMBINO VOTA CONTRO L’ORDINE DEL GIORNO SULL’AMIANTO

Riporto di seguito il comunicato firmato dalle forze di opposizione del Consiglio Comunale di Piombino (Rifondazione Comunista, Un’Altra Piombino, Forza Italia Ferrari Sindaco e Movimento 5 Stelle) con cui viene commentato il comportamento della maggioranza e, in particolare, del gruppo consiliare del PD.
Anche la visione dello streming della seduta aiuterebbe a capire (sito del Comune di Piombino, link “consiglio comunale online”).
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Ieri in Consiglio Comunale il PD e i partiti della coalizione di maggioranza hanno bocciato l’Ordine del Giorno presentato da Callaioli (PRC) sulla questione amianto.
Nell’OdG si chiedeva che fossero resi pubblici i protocolli per la bonifica dei siti contaminati (punto al quale peraltro l’assessore Chiarei ha risposto citando l’accordo di programma sottoscritto nel quale sembrano garantite misure e metodologie adeguate); si chiedeva un intervento della Regione Toscana presso i Ministeri competenti per la concessione dei benefici previdenziali a quei lavoratori che, pur essendo stati esposti, ne sono rimasti illegittimamente esclusi per le limitazioni della normativa vigente; si chiedeva l’adozione di un registro statistico per monitorare la diffusione delle patologie asbesto-correlate nel nostro territorio; si chiedeva infine di dare mandato al Sindaco di costituirsi parte civile negli eventuali processi per omicidio colposo per morti accertate di asbestosi.
Per questi punti salienti, un tale OdG non poteva che essere approvato e tale è stata, unanimemente, la valutazione di tutte le forze di opposizione.
La risposta della maggioranza, invece, è stata di una chiusura, a nostro avviso, pregiudiziale e dettata dalla volontà di contrapporsi a priori alla minoranza (nella fattispecie a Callaioli), non scevra tra l’altro di fastidiose, inaccettabili punte di sarcasmo e presupponenza.
Le motivazioni addotte sono state del pari inadeguate: secondo il PD non è il Consiglio Comunale che deve farsi carico di certe problematiche, bensì il Sindacato (per quanto concerne le norme che regolano l’accesso ai benefici pensionistici) e l’ASL per quanto concerne il registro statistico nonché il sostegno alle famiglie colpite dalla patologia in questione.
Noi riteniamo invece che il Sindaco debba avere competenza nella gestione delle politiche sociali e sanitarie, e che questioni di tale importanza (umana, sociale e politica) richiedano un coinvolgimento in prima istanza delle istituzioni rappresentative locali. Ai Sindacati e alle ASL competono questioni di ordine più strettamente sindacale o tecnico, che nulla possono togliere a un posizionamento politico per noi prioritario e necessario.
Il PD rovesciando le carte in tavola, ha finito con l’accusare l’opposizione di “strumentalizzazione politica inaccettabile su una questione così delicata” , dopo aver chiesto che l’OdG venisse ritirato per presentarne uno, stravolto nei suoi tratti salienti e unitario. Dopo che le opposizioni, tutte, avevano denunciato il carattere pregiudiziale, non convincente e inaccettabile nei toni, della posizione espressa in prima battuta dal PD, i consiglieri di maggioranza si sono consultati ed hanno chiesto di ritirare l’OdG, ricevendone un ovvio rifiuto.
Noi intendiamo sottolineare la gravità di questi atteggiamenti, animati dalla volontà di contrapporsi a priori, ispirati più a paradigmi preconcetti e di parte che all’interresse dei cittadini. Se ad animarli fosse stata la volontà di raggiungere un’intesa, avrebbero potuto presentare quanti emendamenti avessero ritenuto opportuni e su quel piano si sarebbe sviluppato un confronto sereno e fattivo.
Così non è stato, ma da queste situazioni ad uscire sconfitte sono la democrazia e la dignità delle istituzioni rappresentative.

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From: Medicina Democratica segreteria@medicinademocratica.org
To:
Sent: Tuesday, July 21, 2015 8:58 PM

Subject: COMUNICATO STAMPA: PROCESSO PER AMIANTO MONTEFIBRE


La Corte d’Appello del Tribunale di Torino presieduta dal dottor Luciano Grasso ha riformato sostanzialmente la sentenza di primo grado pronunciata dal Tribunale di Verbania che aveva assolto i dirigenti della Montefibre di Verbania (Bordogna e altri) accusati di omicidio colposo e lesioni a riguardo di una trentina di operai che impunemente erano stati esposti all’amianto in fabbrica durante il loro periodo lavorativo.
Per i dirigenti deceduti vi è stata la dichiarazione di non luogo a procedere; inoltre per alcuni altri è stata dichiarata la prescrizione, ma per tutti gli altri è stata pronunciata una condanna da pochi mesi fino a un un massimo di due anni e 8 mesi.
La condanna era stata richiesta dal Procuratore Generale GianFranco Colace e dalle parti civili, fra cui Medicina Democratica e Associazione Italiana Esposti Amianto, difesi dall’avvocato Laura Mara. Sono stati previsti risarcimenti per le vittime con definizione di una provvisionale e il pagamento delle spese e degli avvocati di parte civile a carico degli imputati e del responsabile civile (Montefibre). Anche le associazioni e i sindacati potranno chiedere i risarcimenti davanti al giudice civile.
E’ la seconda condanna cui assistiamo nel giro di pochi giorni (la prima riguardava la Pirelli di Milano), cui prendiamo atto con soddisfazione. Anche la magistratura ordinaria si allinea con la Corte di Cassazione. Vedremo le motivazioni della sentenza (previste entro 90 giorni), ma ciò significa che le ragioni dei consulenti dell’azienda (fra cui il professor Carlo La Vecchia) non sono state ritenute valide.
I processi e le sentenze sull’amianto richiamo al grande problema della presenza di amianto e delle misure sanitarie, previdenziali e di prevenzione ambientale che non sono ancora state prese in maniera esaustiva. In particolare il Piano Nazionale Amianto, uscito dalla conferenza governativa del 2012 è rimasto sulla carta. E’ scritto, ma non è stato approvato per mancanza di quattrini. Ma si tratta di una scusa e di mancanza di volontà politica. Per quanti anni ancora resteranno le migliaia di tonnellate di amianto sul territorio e si continuerà a contare i morti per malattie da amianto che a tutt’oggi assommano a circa 4.000 l’anno?
Le associazioni riunite nel Coordinamento Nazionale Amianto e in relazione con i sindacati sono impegnate per raggiungere in tempi brevi quanto, una serie di proposte di legge, a partire dal Disegno di Legge Casson, stabiliscono: eliminazione dell’amianto dal territorio a partire dai luoghi più vulnerabili (in primis le scuole); patrocinio gratuito per le vittime e i loro famigliari che vogliono fare riconoscere i loro diritti; controlli sanitari efficaci per gli ex esposti e ricerca scientifica per trovare soluzione alle più gravi malattie da amianto; riconoscimento delle malattie correlate all’amianto e risarcimenti per le vittime a partire dalla precisa richiesta di modifica dell’atteggiamento restrittivo degli enti previdenziali a partire dall’INAIL.

21 luglio 2015
Per MD e AIEA
Fulvio Aurora 339 25 16 050

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