Amianto, sarà la
Corte costituzionale a decidere sul processo Eternit bis
il gup Federica Bompieri ha sollevato una
questione di incostituzionalità, il processo sarà interrotto in attesa di una
pronuncia della Consulta. Se si andrà avanti, la procura contesterà altri 94
casi di morte da amianto.
Finisce alla Corte Costituzionale il
processo Eternit bis. Il gup Federica Bompieri ha sollevato una questione di
costituzionalità. Il processo, dunque, verrà interrotto in attesa di una
pronuncia della Consulta. "Anche per oggi la buffonata è finita".
Questo il commento di una delle parti civili, un cittadino di Casale Monferrato
che ha perduto la moglie ("È morta nel 2000 a 43 anni senza avere mai
lavorato in fabbrica"). "Adesso - dice - ci vorranno anni soltanto
perchè possa riprendere l'udienza preliminare. La legge è uguale per tutti, sì,
ma per tutti i poveri. Per i signori è diverso".
Il gup, nell'udienza preliminare che si è riaperta questa mattina al Tribunale di Torino, ha accolto l'eccezione sollevata dalle difese di Stephan Schmidheiny, amministratore delegato di Eternit, sul cosiddetto "ne bis in idem", e inviato alla Corte Costituzionale il processo Eternit bis . Schmidheiny era stato prosciolto per prescrizione da una precedente accusa di disastro ambientale doloso. Qui risponde a titolo di omicidio volontario della morte, provocata da malattie da amianto, di 258 persone. Si tratta di una eccezione di costituzionalità che gli avvocati hanno invocato sostenendo che non si possa essere processati due volte per gli stessi reati. Il procuratore Raffaele Guariniello e il sostituto Gianfranco Colace avevano replicato invece che i fatti fossero diversi, così come l'accusa: omicidio per 258 morti da amianto. La lettura del dispositivo è stata accolta con delusione dai parenti delle vittime dell'amianto che erano in tribunale in attesa di conoscere l'esito dell'udienza dalla quale l'ex amministratore di Eternit sarebbe potuto invece uscire come rinviato a giudizio per omicidio per la morte di 258 persone per amianto. "Se la Corte Costituzionale desse ragione alle difese sarebbe un colpo di stato - ha commentato Bruno Pesce, uno di loro - sarebbe come se ogni cittadino avesse una franchigia sugli omicidi: giudicato non colpevole per uno potrebbe commetterne quanti ne vuole". A questo proposito la procura di Torino ha già istruito 94 nuovi casi di decessi correlati all'esposizione da amianto per l'eternit e se la Consulta le darà ragione chiederà che siano aggiunti ai 258 di questo procedimento. Siamo soddisfatti dalla decisione del giudice. Il tema del "ne bis in idem" lo avevamo sollevato noi». Così il professor Astolfo Di Amato, uno dei difensori dell'imprenditore svizzero Stephan Schmidheiny nel processo Eternit. "La decisione del giudice - aggiunge - conferma che questo è il nodo del processo".
Il gup, nell'udienza preliminare che si è riaperta questa mattina al Tribunale di Torino, ha accolto l'eccezione sollevata dalle difese di Stephan Schmidheiny, amministratore delegato di Eternit, sul cosiddetto "ne bis in idem", e inviato alla Corte Costituzionale il processo Eternit bis . Schmidheiny era stato prosciolto per prescrizione da una precedente accusa di disastro ambientale doloso. Qui risponde a titolo di omicidio volontario della morte, provocata da malattie da amianto, di 258 persone. Si tratta di una eccezione di costituzionalità che gli avvocati hanno invocato sostenendo che non si possa essere processati due volte per gli stessi reati. Il procuratore Raffaele Guariniello e il sostituto Gianfranco Colace avevano replicato invece che i fatti fossero diversi, così come l'accusa: omicidio per 258 morti da amianto. La lettura del dispositivo è stata accolta con delusione dai parenti delle vittime dell'amianto che erano in tribunale in attesa di conoscere l'esito dell'udienza dalla quale l'ex amministratore di Eternit sarebbe potuto invece uscire come rinviato a giudizio per omicidio per la morte di 258 persone per amianto. "Se la Corte Costituzionale desse ragione alle difese sarebbe un colpo di stato - ha commentato Bruno Pesce, uno di loro - sarebbe come se ogni cittadino avesse una franchigia sugli omicidi: giudicato non colpevole per uno potrebbe commetterne quanti ne vuole". A questo proposito la procura di Torino ha già istruito 94 nuovi casi di decessi correlati all'esposizione da amianto per l'eternit e se la Consulta le darà ragione chiederà che siano aggiunti ai 258 di questo procedimento. Siamo soddisfatti dalla decisione del giudice. Il tema del "ne bis in idem" lo avevamo sollevato noi». Così il professor Astolfo Di Amato, uno dei difensori dell'imprenditore svizzero Stephan Schmidheiny nel processo Eternit. "La decisione del giudice - aggiunge - conferma che questo è il nodo del processo".
LA STAMPA ALESSANDRIA
Eternit bis, non c’è sentenza: sarà la
Corte Costituzionale a decidere se processare Schmidheiny
Il gup di Torino non decide sul nodo più intricato, cioè se il capo
d’imputazione sia riconducibile o meno a quello per cui c’era già stata
prescrizione
Romana Blasotti Pavesi stamattina in tribunale a Torino
24/07/2015
silvana mossano
torino
Eternit Bis: la sentenza attesa non c’è ,
nè in un verso nè in un altro. Il gup Federica Bompieri non se l’è sentita di
decidere se mandare a giudizio o prosciogliere Stephan Schmidheiny in merito
all’omicidio volontario di 258 persone uccise dall’amianto e ha ritenuto
necessario interpellare la Corte Costituzionale sulla questione del «ne bis in
idem»: ossia, non si può processare due volte una persona per gli stessi fatti.
E benché la procura, attraverso i pm Raffaele Guariniello e Gianfranco Colace,
abbiano insistito sul fatto che i reati contestati nel maxi processo Eternit 1
erano diversi da quello ipotizzato nell’attuale procedimento, cosiddetto
Eternit Bis (prima era il disastro doloso ambientale permanente), ora
l’omicidio doloso, i difensori Astolfo Di Amato e Guido Carlo Alleva si erano
concentrati prevalentemente su questo aspetto sostenendo una violazione
rispetto ai principi sanciti dalla Corte Europea dei diritti dell’uomo.
Eternit bis finisce alla Corte
Costituzionale
Sollevata la questione di legittimità costituzionale: il processo contro il
magnate svizzero Stephan Schmidheiny è sospeso. “L’imputato è già stato
giudicato per lo stesso reato”
24/07/2015
silvana mossano
torino
Eternit Bis: la sentenza attesa non c’è,
né in un verso né in un altro. Il gup Federica Bompieri non se l’è sentita di
decidere se mandare a giudizio o prosciogliere Stephan Schmidheiny in merito
all’omicidio volontario di 258 persone uccise dall’amianto e ha ritenuto
necessario interpellare la Corte Costituzionale sulla questione del «ne bis in
idem»: ossia, non si può processare due volte una persona per gli stessi
fatti.
I PM: «MA I REATI SONO DIVERSI»
E benché la procura, attraverso i pm
Raffaele Guariniello e Gianfranco Colace, abbiano insistito sul fatto che i
reati contestati nel maxi processo Eternit 1 erano diversi da quello ipotizzato
nell’attuale procedimento, cosiddetto Eternit Bis (prima era il disastro doloso
ambientale permanente), ora l’omicidio doloso, i difensori Astolfo Di Amato e
Guido Carlo Alleva si erano concentrati prevalentemente su questo aspetto
sostenendo una violazione rispetto ai principi sanciti dalla Corte Europea dei
diritti dell’uomo.
TRA DELUSIONE E SPERANZA
Pertanto, il giudice ora invia gli atti
alla Corte Costituzionale perché esprima un parere. Tempi previsti: alcuni mesi
, forse anche un anno. Poi si di fissa l’udienza preliminare. Se la decisione
ha lasciato l’amaro in bocca alle molte parti lese, perché comporta un
prolungamento dei tempi, tuttavia viene data anche una lettura positiva: visto
che si tratta di un nodo su cui si tornerebbe a incappare a ogni eventuale
successivo grado di giudizio, tanto vale che venga sciolto fin da subito e che
a farlo sia la voce più autorevole ed esaustiva.
NUOVE ACCUSE
Nell’ipotesi in cui la Corte
costituzionale decida che il processo possa riprendere i pm Guariniello e
Colace si stanno preparando a contestare 94 nuovi casi di morte per amianto che
si aggiungono ai 258 trattati finora. Pertanto, il giudice ora invia gli atti
alla Corte Costituzionale perché esprima un parere. Tempi previsti: alcuni
mesi, forse anche un anno. Poi si di fissa l’udienza preliminare. Se la
decisione ha lasciato l’amaro in bocca alle molte parti lese, perché comporta
un prolungamento dei tempi, tuttavia viene data anche una lettura positiva:
visto che si tratta di un nodo su cui si tornerebbe a incappare a ogni
eventuale successivo grado di giudizio, tanto vale che venga sciolto fin da
subito e che a farlo sia la voce più autorevole ed esaustiva.
ALESSANDRIA NEWS
Eternit bis:
delusione per la scelta, ma si va avanti
Il processo è sospeso sino a quando la Corte Costituzionale non si
pronuncerà e i tempi, in ogni caso, si dilateranno per almeno un anno.
Delusione per la scelta di non scegliere, ma forte volontà di andare avanti
CASALE MONFERRATO – La magistratura giudicante ha scelto di non
scegliere, con il rinvio alla Corte Costituzionale e la conseguente delusione
per una richiesta di giustizia inappagata. Queste sono le sintesi delle
diverse reazioni del mondo politico casalese dopo la lettura dell’ordinanza del
gup di Torino, Federica Bompieri, che manda a Roma gli incartamenti del
processo affinché la Corte valuti se sia o meno costituzionale la questione del
ne bis in idem, ovvero se si debba prendere a riferimento il fatto giuridico,
come descritto dall’articolo 649 del codice di procedura penale, oppure se il
riferimento sia il fatto storico della Convenzione europea dei diritti
dell’uomo. Il più esplicito nel paragonare il gup, che ha deciso con dieci
giorni di ritardo sul ciclo di udienze preliminari previsto, a Ponzio Pilato, è
Luigi Ferrando della Uil, che evidenzia come “scontiamo ancora una volta le
ambiguità del nostro sistema giudiziario. Per un verso siamo di fronte
all’eterno dilemma tra natura del crimine e relative prescrittibilità.
Nell’affermare la nostra delusione per questo allungamento dei tempi, non
possiamo non riaffermare la nostra volontà a perseguire ogni strada possibile per
raggiungere una giustizia che riteniamo sacrosanta ed irrinunciabile”. Non ha
tardato a farsi sentire il sindaco di Casale Titti Palazzetti, a Torino insieme
ad altri primi cittadini del territorio -Terruggia, Mirabello, San Giorgio
Monferrato - ed al sindaco di Rubiera, altra città martire. E anche per
Palazzetti la parola d’ordine è non mollare: “la strada è ancora in salita, ma
continueremo a perseverare per avere giustizia. Ora, bisognerà attendere che la
Corte Costituzionale si pronunci: i tempi inevitabilmente si allungheranno, ma
la città ha dimostrato più volte una ferma determinazione. Continueremo, tutti
uniti e a fianco dei cittadini, a cercare giustizia”. Sulla stessa linea il
deputato casalese Cristina Bargero, che dichiara di provare "un forte
senso di tristezza per tutte le vittime e i loro familiari che ancora una
volta, dopo la sentenza shock dello scorso novembre, si trovano, insieme a
tutta la nostra comunità, di fronte ad una ingiustizia che sembra non voler
avere fine. Ora dobbiamo tutti quanti monitorare la situazione e rimanere
fiduciosi che la Corte Costituzionale riconosca le ragioni di tutte quelle
persone che chiedono da anni giustizia per una strage per cui ancora Casale
Monferrato e tutta la zona del casalese sta pagando le conseguenze.".
Fabio Lavagno (deputato Pd) pone l’accento sul fatto che sentenze e condanne
riferite all'uso di amianto in produzioni e sui luoghi di lavoro, nelle
settimane e nei giorni scorsi, hanno avuto ben altro esito. L'insoddisfazione
riferita al caso Eternit è resa ancora più cocente, se si considera che la
diretta responsabilità dell'imputato Stephan Schmidheiny non è mai stata messa
in discussione in ogni sentenza, e settimanalmente le vittime di quel disastro
ambientale aumentano con tragica evidenza. È quanto mai importante che il
processo non si interrompa, così come è rilevante che nell'attesa del
pronunciamento dei giudici costituzionali la Procura di Torino abbia dichiarato
l'intenzione di aggiungere al procedimento altri 94 casi.
Afeva e sindacati: 'Continueremo ad avere
fiducia nella giustizia fino a una giusta sentenza'
'Non tutti i mali vengono per nuocere: la
sospensione consentirà alla procura di presentare 94 nuovi casi di vittime'
24 Luglio 2015 – CASALE MONFERRATO Le organizzazioni sindacali Cgil, Cisl e
Uil e l'Associazione Familiari Vittime dell'Amianto (Afeva), hanno emesso
questo comunicato per commentare quanto accaduto questa mattina, all’udienza
preliminare del processo Eternit bis per omicidio doloso di 258 vittime, a carico
di Stephan Schmideiny, in cui il giudice Federica Bompieri ha ritenuto non
manifestamente infondata la questione di legittimità costituzionale in
relazione all’art 649 cpp, rinviando la decisione alla Corte Costituzionale.
Secondo le difese dell’imputato la norma non sarebbe conforme al divieto di ne
bis in idem invalsa nel diritto dell’Unione Europea, ovvero il divieto di
processare una persona due volte per lo stesso fatto storico. Si tratta di una
valutazione puramente di diritto con la quale il giudice non si è espresso sul
merito del procedimento. Per le organizzazioni sindacali Cgil, Cisl e Uil e per
l’associazione familiari vittime amianto (AFeVA) “è una decisione che non
corrisponde alla realtà tanto storica quanto processuale della vicenda dell’Eternit:
in fatti il procedimento conclusosi a novembre con la sentenza di Cassazione ha
visto dichiarare prescritto il reato di Disastro Ambientale (mentre sappiamo
tutti che le cause e gli effetti del disastro sono ancora in corso”.
Lavagno: 'Non sia di nuovo delusa la
richiesta di giustizia'
Il commento del parlamentare casalese del
Partito Democratico al rinvio dell'Eternit Bis alla Consulta
24 Luglio 2015 – CASALE MONFERRATO Cominciano ad arrivare le reazioni alla
decisione di rinviare alla Corte Costituzionale il processo Eternit Bis. Come
spesso capita, la prima in assoluto è quella del parlamentare casalese del
Partito Democratico Fabio Lavagno: “Il rinvio alla Corte Costituzionale del
processo Eternit bis – spiega Lavagno – rappresenta nel senso comune
un'ulteriore delusione della richiesta digiustizia rimasta inappagata in questi
anni ed in particolare dopo la sentenza della Cassazione”.
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