comunicato
stampa
Treviglio
Il sindacato
Slai Cobas denuncia: lavoro neo-schiavistico frutto della privatizzazione
delle Poste Italiane.
Adesso
aspettiamo l'intervento dell'Ispettorato del Lavoro
Il processo
di privatizzazione delle poste italiane iniziato con la liberalizzazione dei
servizi postali e quindi con migliaia di licenziamenti, iniziato grazie alla
linea fallimentare di cgil-cisl-uil, basta ricordare le dichiarazioni di
Annamaria Furlan oggi segretario della CISL, ex dipendente delle Poste e
segretario del settore dal 2002: "Poste Italiane e Cgil, Cisl e Uil hanno
condiviso possibili aree di convergenza strategica: dalla promozione di un
protocollo triangolare con il Governo alla sottoscrizione di un vero e proprio
Patto per il lavoro e lo sviluppo di Poste Italiane, per accompagnare l’azienda
nel percorso della liberalizzazione e dell’apertura alla
concorrenza."
Il tutto
pagato da migliaia di lavoratori che oggi si ritrovano a "lavorare"
nei magazzini logistici come quello di treviglio in via re di puglia 77
gestiti dalla società mediagroup.srl che lavora in appalto per il gruppo nexive
(forse il maggiore operatore postale privato nel mercato nazionale ed ex TNT),
con contratti di 4 ore mentre si lavora 8-10 ore, con un regime di pagamento a
cottimo, con pagamenti irregolari e voci fittizie in busta paga come trasferta
italia.
Per questo
con un esposto alla dtl di Bergamo i Cobas mettono sotto accusa questo sistema
di sfruttamento e la nuova fase di privatizzazione, che prosegue a tappe
forzate con il governo Renzi che ora si appresta a mettere sul mercato entro
l'anno il 40% dell’intero gruppo, preannunciando nuovi disastri per le
condizioni di migliaia di lavoratori.
Per il
sindacato
Lamera
Sebastiano
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