martedì 18 agosto 2015

17 agosto - I padroni ordinano, Renzi esegue. Attacco a tutto campo ai lavoratori



Dal fisco al lavoro alla giustizia, ecco le leggi di Renzi a misura di Confindustria
Confindustria chiede, l'esecutivo esegue: dal fisco alla riforma della Pubblica amministrazione, passando per il Jobs act, le norme che accontentano gli imprenditori. I prossimi traguardi riguardano la sanità privata: ossia costringere i cittadini a sottoscrivere assicurazioni per avere ciò che lo Stato non passerà più


Si potrebbe rispolverare il noto slogan di Silvio Berlusconi: “Fatto”. Oppure ricorrere alle parole di Lucio Dalla: “Sarà tre volte Natale e festa tutto il giorno”. Per la Confindustria il governo Renzi è una festa: mai come oggi gli imprenditori vedono esauditi i loro desideri. Alcuni di vecchia data, come la depenalizzazione dell’abuso di diritto; altri legati a emergenze quotidiane, come il decreto “salva Ilva”, detto anche “scavalca procure”; altri da completare, come la futura privatizzazione della sanità. Definirli regali, però, non è giusto: tutto ciò che Confindustria ha ottenuto se lo è guadagnato sul campo, con un duro lavoro di lobby. Gli obiettivi e i risultati di questa attività sono stati messi nero su bianco in un documento prodotto un anno fa e passato sotto silenzio, forse per via del titolo asettico: “Relazione sull’attività confederale’’. I contenuti però sono interessanti: in 189 pagine si dà conto dell’incessante attività di lobby portata avanti nei confronti di tre diversi governi – Monti, Letta e Renzi – con puntuale elenco dei successi ottenuti e di quelli da conquistare. Dal fisco al lavoro, dalla riforma della Pubblica amministrazione alla giustizia, dall’ambiente alle riforme istituzionali (con largo anticipo rispetto alla bozza Boschi, già un anno fa Confindustria bocciava il “bicameralismo perfetto” e chiedeva un “Senato espressione delle autonomie territoriali”), dal sistema aeroportuale agli appalti, alla sicurezza sul lavoro, la sanità, il trasporto pubblico locale, l’università. Per ogni argomento Confindustria ha una richiesta, e quasi sempre l’obiettivo è raggiunto. Per esempio, nel documento si rivendica esplicitamente il successo ottenuto nell’affossare la Web Tax, introdotta dal governo Letta, contestata da Confindustria e poi abrogata dal governo Renzi con uno dei suoi primissimi atti.

O nel modificare la criticata legge Fornero grazie al decreto firmato dal ministro Giuliano Poletti: “In materia di politiche del lavoro, il decreto Poletti rappresenta un risultato importante dell’azione di Confindustria per correggere gli aspetti negativi della legge Fornero, in particolare per le restrizioni introdotte sull’utilizzo dei contratti a termine”. Argomento per argomento, pagina dopo pagina, Viale dell’Astronomia sottolinea il proprio apporto diretto alla legislazione, ottenuto operando in stretto collegamento con i diversi dicasteri, ma anche con l’Agenzia delle Entrate e con le varie Authority Privacy, Tlc, Anticorruzione, ecc. A proposito della molto discussa delega fiscale, nel documento si legge: “Confindustria ha seguito strettamente l’iter di approvazione del nuovo provvedimento, mantenendo una comunicazione diretta con i soggetti deputati alla stesura del testo di delega” e fornendo “le proprie osservazioni sugli aspetti più delicati per le imprese”. Un testo scritto quasi sotto dettatura, insomma, come si evince confrontando le richieste del documento confindustriale di un anno fa con i contenuti della riforma appena varata dal governo: “Regolamentazione del principio di abuso del diritto, revisione del sistema sanzionatorio amministrativo e penale in materia fiscale, razionalizzazione della disciplina del raddoppio dei termini di accertamento”. Quando la legge arriva in porto, è infatti debitamente festeggiata dall’associazione degli industriali: “Finalmente l’Italia si dota di una norma che garantisce la libertà delle imprese di scegliere tra diversi schemi messi a disposizione dalla legge e chiarisce che all’abuso non può essere attribuita rilevanza penale”. Detto, fatto. Stesso discorso per la riforma della Pubblica amministrazione, approvata ai primi di agosto. Altro tasto battuto dagli industriali, in particolare per quanto riguarda “il silenzio-assenso che riduce le incertezze’’, e altro tappo di champagne che salta: “Confindustria esprime soddisfazione per l’approvazione del Ddl di riforma della Pubblica amministrazione. Si tratta di obiettivi che il sistema imprenditoriale indica da tempo come prioritari e che il Ddl persegue in modo efficace”. E che dire dei vari decreti Ilva? Squinzi tuona contro il blocco degli impianti e il governo provvede a sbloccarli. E ancora: la legge sul rientro dei capitali è troppo severa? No problem: la si può ammorbidire fino a renderla praticamente gratuita, e addirittura rinviarne la conclusione da settembre a fine anno, o forse anche più in là, finché non risulti davvero conveniente aderirvi. Fin qui i successi ottenuti. I prossimi traguardi? Anche quelli elencati nel documento del 2014, a partire dalla sostanziale privatizzazione della sanità. Ed ecco l’ultima richiesta di Squinzi: “Organizzare un secondo pilastro privato e integrativo”, per “bilanciare la composizione della spesa e rendere più efficiente il sistema sanitario nel suo complesso”. Tradotto: costringere i cittadini a sottoscrivere assicurazioni sanitarie per avere a pagamento dai privati quel che il pubblico non passerà più. Anche in questo caso, trovando sponda nell’esecutivo, che ha appena annunciato il taglio delle prestazioni del servizio sanitario nazionale. E quindi, perché stupirsi se a maggio, nella sua ultima relazione da presidente, Giorgio Squinzi ha onestamente riconosciuto: “Oggi non ho richieste, né intendo lamentarmi con il governo di alcunché”. Un simile ringraziamento non si era mai sentito, nemmeno ai tempi di Berlusconi. Ma del resto, nemmeno B. aveva mai fatto tanto per la Confindustria.



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