lo portano a casa
per mascherare l'infortunio
E' accaduto a Carmagnola, nel Torinese: la vittima è un bracciante romeno
che era pagato in nero. La procura di Asti apre un'indagine
SUCCEDE ancora di morire sul lavoro, senza
essere in regola. E non solo al sud, anche in Piemonte. È accaduto quest'estate
a Carmagnola, famosa per la Sagra del peperone. E proprio quelli stava
raccogliendo lo scorso 17 luglio un bracciante romeno. Si chiamava Ioan
Puscasu, aveva 46 anni. Assieme al fratello lavorava da ormai quattro anni in
un'azienda agricola in via Pret. Lo hanno visto accusare un forte dolore al
petto e poi accasciarsi a terra. Prima di chiamare l'ambulanza, è stato però
spostato dai compagni in tutta fretta, forse su indicazione del titolare,
nell'abitazione accanto alla cascina che gli era stata assegnata per riposarsi
nella pausa pranzo. Sull'accaduto sono in corso le indagini dello Spresal e dei
carabinieri di Moncalieri. Ieri è stato girato in Procura ad Asti un rapporto
dettagliato su quanto avvenuto quel giorno. Quello che gli investigatori
vogliono appurare è se lo straniero sia stato portato dove viveva per farlo
stendere, e quindi per un'ingenua forma di cortesia, o sia stato invece tolto
dal posto di lavoro proprio per evitare che la verità venisse a galla. Fatto
sta che quando l'ambulanza del 118 ha raggiunto la cascina, il romeno era già
morto, secondo alcuni testimoni da un'ora e mezzo. In lacrime il fratello che è
stato subito informato dai "colleghi". Anche lui lavora in nero nella
stessa azienda agricola. E dai controlli effettuati in seguito alla morte del
bracciante, è venuto fuori come sia prassi di quella ditta impiegare stranieri
senza alcun contratto né qualsiasi forma di tutela. Non è escluso che il romeno
si sia sentito male perché vittima di un colpo di calore. Quando si è
accasciato stava infatti raccogliendo verdura in una serra dove la temperatura,
di per sé già elevata, era resa ancora più insopportabile dall'afa di quei
giorni. E dove insomma era impossibile riuscire a lavorare per più ore di
seguito. Il proprietario dell'azienda agricola avrebbe poi pagato il funerale
dell'uomo e il trasferimento della salma e della famiglia in Romania. "Ma
tutto questo non basta - attacca Denis Vair, segretario provinciale
della Flai Cgil - Non si può continuare così. Episodi come questo
tolgono il velo su una questione che non si vuole affrontare: anche in Piemonte
c'è il caporalato. Ma è venuto il momento di dire basta al lavoro nero".
Tra poche settimane ci sarà la Sagra del peperone. "e i tanti che
affolleranno le vie di Carmagnola - aggiunge Vair -
devono sapere che dietro i prodotti ci sono delle persone che non solo lavorano
e faticano, ma muoiono anche per raccoglierli e coltivarli. Da alcuni anni il
sindacato dei lavoratori dell'agricoltura della Cgil porta avanti campagne
contro lo sfruttamento del lavoro nei campi piemontesi. È sempre più necessaria
una legge regionale su questo tema".
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