Con questa
frase, che vorrebbe essere spiritosa e ironica, la Fiom (citiamo la Fiom perché
Cisl e Uil sono più che totalmente appiattiti sulle posizioni dell'azienda)
critica la Fincantieri per quello che è successo quest'anno, per i suoi
comportamenti ritenuti non corretti (!), e cioè:
-disdetta del contratto integrativo
-presentazione di una propria
piattaforma “prendere o lasciare”
-rinvio continuo della
contrattazione nazionale
-scelta dei sindacati con cui
contrattare, innanzi tutto
Dopo la
“battaglia” durata quasi un anno in cui su questi punti, e su tanto altro, la
Fincantieri ha fatto il bello e il cattivo tempo nei confronti degli operai,
siamo allo stesso punto, o per meglio dire, mentre la Fincantieri più chiara di
così non potrebbe essere, la Fiom, per esempio, è ancora al punto di chiedersi
con il suo responsabile Papignani se a settembre “Fincantieri metterà da parte
l'atteggiamento bellicoso e rancoroso nei confronti dei lavoratori”. E perché mai
dovrebbe? Ma come si fa a chiedersi queste cose quando qualche rigo sopra nel
comunicato ufficiale lo stesso Papignani fa l'elenco della posizione attuale
della Fincantieri?
Riepiloghiamo
in parte ciò che avevamo già analizzato del documento presentato dalla
Fincantieri e riportato da Papignani:
“1) Fincantieri intende avere mano libera sul sistema degli
orari di lavoro, in particolare sulla flessibilità e sull'assorbimento di
una parte delle ore di Par. Vuole un salario tutto variabile diminuendo
o cancellando voci oggi di salario già strutturale, legandolo d'ora in poi alle
previsioni dell'utile di bilancio. Vuole che i neo assunti abbiano una
retribuzione inferiore - a parità di livello - di alcune centinaia di euro
al mese rispetto agli altri lavoratori. Vuole il demansionamento e i controlli
a distanza.
“2)
Fincantieri non intende diminuire il lavoro in appalto e in sub-appalto,
ma non vuole responsabilità dirette su ciò che negli appalti succede, cioè il
persistere di una diffusa illegalità contrattuale e di legge.
“3) Fincantieri non intende assumere alcun impegno sulle controllate Isotta
Fraschini e mette in discussione il futuro dei cantieri di Castellammare di
Stabia e Palermo.”
Come si può vedere il moderno fascista padronale e
attuale amministratore delegato della Fincantieri, Giuseppe Bono, sa dove vuole
arrivare, ha le idee abbastanza chiare e le dice apertamente sia nei documenti
ufficiali, come la piattaforma rivendicativa, che nelle interviste: “Non avete
voluto che trasferissi la lavorazione degli scafi all'estero? E io porto la
globalizzazione a Monfalcone”. Per Bono la globalizzazione significa far
lavorare migliaia di immigrati attraverso le ditte private a costo bassissimo,
3-7 euro l'ora, per 12-16-18 ore, di fatto quasi del tutto non sindacalizzati,
e quindi molto ricattabili, per i lavori più “duri” e più lunghi, che a
Monfalcone sono circa 3000, e dall'altro lato abbattimento dei diritti dei
“vecchi” operai Fincantieri.
E proprio sui
subappalti Bono dice: “Uno studio mette in luce che la cantieristica navale
crea il maggior numero di ricaduta, di crescita e indotto in un rapporto di 1 a
5,5. Senza gli appalti e senza l'indotto noi non potremmo costruire le navi.”
Voleva certo dire senza lo sfruttamento selvaggio e senza limiti! E ancora, a
proposito del controllo sugli appalti: “Verifiche sulle entrate e sulle uscite?
Dipendesse da noi metteremmo anche i microchip dentro le scarpe dei
lavoratori per monitorarli quando lavorano sulle navi: sarà una rivoluzione
che come al solito ci contesteranno, ma prima o poi ci arriveremo.”
Insomma,
ferma volontà di controllo su tutto e su tutti, niente “impedimenti”, o si
accettano le sue condizioni o niente, e comunque, anche se si accettano,
niente!!! Niente salario, niente diritti. Peggioramento netto!
Bono fa così
perché per adesso la partita l'ha vinta lui, ha calcolato i rapporti di forza
imponendo la disdetta del contratto decentrato e scelto il terreno di scontro,
la “necessità dell'aumento della produttività” proponendo una piattaforma
contrattuale inaccettabile!
E si tratta
proprio di rapporti di forza! E di scelta del terreno di scontro! Questo il
sig. Papignani non può non saperlo dato che questo gli operai lo hanno
sperimentato in tutta la loro storia, e nel sistema capitalistico non puo'
certo essere diversamente, qualsiasi idea diversa a questo proposito
risulta per lo meno “ingenua” e infine accomodante e favorevole per i padroni,
come per esempio questa della Fiom di Palermo che nel bel mezzo dello sciopero
degli straordinari addirittura a livello nazionale “a sostegno del rinnovo
dell'integrativo di gruppo”, denuncia la “provocazione” dell'azienda che “ha
sostituito i lavoratori in sciopero con ditte in appalto, noleggiando decine di
autogru e altri mezzi mobili” ma poi parla di”responsabilità” e permette il
varo di una nave: “per senso di responsabilità e scelta unilaterale, non sarà
compromessa la possibilità di consegnare della nave”. Non si può ragionare
così! Non c'è proporzione tra la pesante denuncia dell'illegalità padronale
a tutto campo e la risposta del sindacato! Qui l'unica responsabilità che
manca è proprio quella verso al difesa dei diritti degli operai!
Comunque
contro tutto l'operato della Fincantieri gli operai in questi anni hanno
continuato generosamente a manifestare, lottare, scioperare, spesso su
iniziativa della Fiom, che se ne vanta. E questa lotta è stata ed è più che
necessaria, ma questi scioperi, per esempio, hanno avuto efficacia pari a zero!
Se dobbiamo guardare al fatto che l'azienda non si è spostata di un millimetro,
anzi “rilancia” costantemente e anche lei “rimanda a settembre”! Già, anche
l'azienda ha dato appuntamento per vedere le carte dei sindacati (che ha
mandato a quel paese nell'ultima riunione) e della fiom soprattutto... carte
che al momento non ci sono!
Le carte che
presenta Bono invece sono quelle di cui si vanta, e cioè la buona “performance”
dell'azienda anche quest'anno. Insomma la Fincantieri gode ottima salute. Fa
profitti. Fa acquisizioni all'estero di altri cantieri. Ha un “portafoglio
ordini” (ordinazioni di navi da costruire, riparare, trasformare...)
eccezionale. Si allarga ad altri settori produttivi... si è messa in grado di
“fare la concorrenza” agli altri pochi colossi cantieristici rimasti.
Alla crisi
scoppiata nel 2008 che ha toccato un po' tutti gli stabilimenti, infatti
l'azienda, ha risposto con la ristrutturazione (e relativa diminuzione di
operai) come fanno tutte le aziende che per rimanere sul mercato hanno la
possibilità di spendere soldi per la ristrutturazione, in questo caso la
Fincantieri è avvantaggiata perché è un'azienda di Stato, “ha il sostegno di
Renzi” dice qualcuno, che ne ha la “proprietà” tramite la Cassa Depositi e
Prestiti per il 73% (il resto è andato in Borsa) e di cui incassa gli utili.
Il Gruppo,
infatti, come dice Bono “conta complessivamente circa 21.600 dipendenti, di cui
quasi 7.800 in Italia, e 21 stabilimenti in 4 continenti. Nel corso del 2013 il
Gruppo ha perfezionato l'acquisizione di VARD, società che opera nella
costruzione di mezzi di supporto alle attività di estrazione e produzione di
petrolio e gas naturale quotata alla Borsa di Singaporre. Fincantieri ha così
raddoppiato la sue dimensioni, diventando il principale costruttore navale
occidentale.”
E tutto
questo nonostante la contrattazione (o meglio la non contrattazione). Perciò
Bono fa sempre l'offeso e l'incompreso, respinge le accuse e non vuole più
contrattare e se potesse uscirebbe da Confindustria come ha fatto Marchionne
per non essere “costretti” a rispettare “regole”, ma non può perché la
“Intersind” la vecchia associazione dei padroni pubblici è stata sciolta anni
fa...
Ma questo
bel quadro che Bono fa della “sua” azienda è vero? Sì, per certi versi, per i
numeri, ma come abbiamo visto, per le persone in carne ed ossa, per gli operai,
le cose stanno diversamente: alla buona salute dell'azienda corrisponde un
peggioramento costante delle condizioni di vita e di lavoro!
Prendiamo
l'esempio del cantiere di Palermo. Dal punto di vista
- economico: gli operai negli ultimi dieci anni circa hanno subito tantissima cassa integrazione, con taglio al salario che si aggiunge al taglio causato dalla disdetta del contratto decentrato del 2009;
- repressivo: gli operai stanno ricevendo un sacco di contestazioni disciplinari per ogni piccola fesseria, spesso creata ad arte, con minacce di trasferimenti come azione di costante pressione e ricatto per il posto di lavoro; in 40 hanno subito una denuncia dell'azienda per aver difeso il posto di lavoro nel 2011 e nei prossimi mesi subiranno un processo penale;
- salute e sicurezza: continuano gli infortuni sul lavoro, spesso nascosti con passaggio solo dall'infermeria interna; l'amianto è ancora e sempre una piaga viva: sia quelli che sono già morti che quelli anziani che ancora lavorano hanno in corso tantissimi processi, mentre i “giovani” vanno alla ricerca di ogni possibilità offerta dalle leggi per ottenere i “benefici”; stiamo parlando solo di cose eclatanti, perché delle malattie invalidanti e dello stress lavoro-correlato non se ne parla proprio!
- sicurezza posto di lavoro: sempre messa in forse da almeno dieci anni per il cambiamento di “missione produttiva” che è passata dalla costruzione delle navi alla sola riparazione e trasformazione... anche qui quella che all'azienda fa più comodo e a cui i sindacati si sono “rasseganti”... e che è terreno di propaganda politica di politicanti, sindaci e presidenti di Regione... che vanno avanti da anni con la pantomima degli investimenti nei nuovi bacini di carenaggio;
- appalti e subappalti: utilizzo di operai di ditte private, qualche centinaio nei momenti di poco lavoro e fino a 800 nei momenti di picco produttivo...
Molte di
queste condizioni sono comuni agli altri stabilimenti, una tra le più
importanti, punto di debolezza per gli operai, è la costrizione alla rincorsa
costante a “tenersi il posto di lavoro” che fa passare in secondo piano le
altre rivendicazioni (cosa che succede oramai in quasi tutti i settori
lavorativi!).
E i
sindacati in tutto questo? E la Fiom? che è il sindacato più rappresentativo
dei metalmeccanici? Pochi fatti e tante chiacchiere tutte protese ad essere
“riconosciuti” come sindacato “legittimato” a contrattare, che rincorre il
“potere contrattuale” perduto, ma il fascismo padronale è una cosa seria, con
cui bisogna fare i conti. Nella sostanza, infatti, la Fincantieri ha agito
“senza sindacati”, i “tavoli” sono serviti al padrone per mettere in atto la
sua specialità, prendere tempo, togliendo salario e diritti agli operai che
hanno fatto tanti passi indietro mentre è aumentata esponenzialmente
l'arroganza di Bono, che ha “buon gioco” nell'utilizzo di una tale massa (anche
di manovra!) di operai precari e sostenuto per giunta da una parte dei
sindacati; non è facile certo condurre la lotta con il padrone che usa tutti i
mezzi a disposizione, cassa integrazione a piacimento nell'illegalità diffusa e
sbandierata nonostante la firma dei “protocolli di legalità” (sempre
controfirmati dai sindacati!) quasi in tutte le prefetture d'Italia!
E certo che
a questa tattica del padrone fatta tutta di forza, bisogna opporre la tattica
degli operai fatta di attacchi da tutti i lati, su tutti i terreni, dalla
questione del salario, alla salute e sicurezza, alla lotta comune con gli
operai dell'indotto: sarà difficile, ma almeno si deve provare a ribaltare il
rapporto di forza imposto dal padrone, a rimettere tutto su un piano di lotta
dignitoso, altrimenti si vivacchia nel fare un sindacalismo che alla fine porta
a perdita progressiva dei diritti acquisiti (che ci vuole oltre al Jobs act e
leggi varie, per capirlo?) Si perdono diritti (e si perde pure il “rispetto
dell'avversario”), ma ciò che gli operai devono riprendersi prima di tutto è il
rispetto di sé e della propria classe: come abbiamo già detto anche alla
Fincantieri la lotta è senza futuro senza la costruzione effettiva del
sindacato di classe... e questo non lo si farà certo con la posizione della
Fiom “rimandata a settembre”...
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