Cisl, scoppia il
caso dei mega-stipendi. Dirigente li denuncia viene espulso
Annamaria Furlan, leader della Cisl
Nel dossier firmato da Fausto Scandola
un atto d’accusa corredato di nomi e cifre: retribuzioni che sfiorano i 300mila
euro l’anno
MILANO - È un lungo sfogo di un dirigente sindacale inviato via mail a
troppe persone e questo, probabilmente, gli costerà l'espulsione dalla Cisl: la
raccomandata infatti gli è già arrivata a casa. Un atto d'accusa corredato di
nomi e cifre che fanno una certa impressione, vista la crisi generale del
sindacato e quella ancor più complessiva del mondo del lavoro: ci sono
sindacalisti dell'organizzazione guidata da Annamaria Furlan che si portano a
casa stipendi che neanche Barack Obama, superando di slancio pure il presidente
della Repubblica Sergio Mattarella. Sfiorando i 300mila euro annui.
Il mini-dossier firmato dal veneto Fausto Scandola sta creando più di un imbarazzo al sindacato cattolico, anche perché a seguito di una vicenda simile, di fatto, dovette lasciare il suo posto l'ex numero uno Raffaele Bonanni; il quale, giusto poco prima della pensione, si era ritoccato all'insù il compenso, mossa utile per aumentare il successivo assegno a carico dei contribuenti. "I nostri rappresentanti e dirigenti ai massimi livelli nazionali della Cisl - scrive Scandola - si possono ancora considerare rappresentanti sindacali dei soci finanziatori, lavoratori dipendenti e pensionati? I loro comportamenti, lo svolgere dei loro ruoli, come gestiscono il potere, si possono ancora considerare da esempio e guida della nostra associazione che punta a curare gli interessi dei lavoratori? ".
Il mini-dossier firmato dal veneto Fausto Scandola sta creando più di un imbarazzo al sindacato cattolico, anche perché a seguito di una vicenda simile, di fatto, dovette lasciare il suo posto l'ex numero uno Raffaele Bonanni; il quale, giusto poco prima della pensione, si era ritoccato all'insù il compenso, mossa utile per aumentare il successivo assegno a carico dei contribuenti. "I nostri rappresentanti e dirigenti ai massimi livelli nazionali della Cisl - scrive Scandola - si possono ancora considerare rappresentanti sindacali dei soci finanziatori, lavoratori dipendenti e pensionati? I loro comportamenti, lo svolgere dei loro ruoli, come gestiscono il potere, si possono ancora considerare da esempio e guida della nostra associazione che punta a curare gli interessi dei lavoratori? ".
Ecco qualche nome e cifra in lista: Antonino Sorgi, presidente nazionale dell'Inas Cisl, nel 2014 si è portato a casa 256mila euro lordi: 77.969,71 euro di pensione, 100.123,00 euro di compenso Inas e 77.957,00 euro come compenso Inas immobiliare. Valeriano Canepari, ex presidente Caf Cisl Nazionale, nel 2013 ha messo insieme 97.170,00 euro di pensione, più 192.071,00 euro a capo della Usr Cisl Emilia Romagna: totale annuo, 289.241,00 euro. Ermenegildo Bonfanti, segretario generale nazionale Fnp Cisl, 225mila euro in un anno, di cui 143mila di pensione. Pierangelo Raineri, gran capo della Fisascat Cisl, 237 mila euro grazie anche ai gettoni di presenza in Enasarco, più moglie e figlio assunti in enti collegati alla stessa Cisl. Di mezzo, nella denuncia, ci va anche la stessa Furlan. Il 9 luglio scorso - è sempre la denuncia di Scandola, che racconta - il comitato esecutivo nazionale confederale della Cisl approva all'unanimità un nuovo regolamento presentato dalla segretaria generale. Dove si parla di trasparenza, fissando finalmente delle regole precise sugli stipendi. Confrontando tutti i livelli della Cisl cosa ne esce fuori? Che l'aumento tabellare tra il 2008 (anno di inizio di una crisi non ancora conclusa) e il 2015 è pari al 12,93 per cento. A conti fatti, va detto, sarebbe l'inflazione. Se Furlan nel 2008 portava a casa un totale lordo di 99mila euro, ora potrebbe arrivare a 114mila. Sarà questo lo stipendio massimo consentito. Al mese fanno 3.326 euro netti più un altro 30 per cento di indennità. Il regolamento in questione prevede la decadenza dall'incarico per chi non si metterà in regola. Ma prima di diventare "legge" "deve essere recepito attraverso una deliberazione dei comitati esecutivi. Fino a tale adempimento non potrà essere invocato e applicato né dalle strutture né dai singoli dirigenti". I diretti interessati, invece, confermano quelle cifre, ma provano a spiegarle. "Quei 289mila euro non sono lo stipendio lordo ma il costo aziendale finale - commenta Canepari - io alla fine portavo a casa 5800 euro al mese. Avendo due diversi incarichi di cui uno di vertice in una società che gestiva 60 milioni di euro. Quindi una grande responsabilità ". Mentre Sorgi ammette che quella "può sembrare una somma esosa" ma "la pensione me la sono guadagnata e non devo rendere conto a nessuno" e gli altri due incarichi "sono in enti con bilanci da decine di milioni. Su quei compensi ci pago anche un sacco di tasse". Gigi Petteni, arrivato da poco in segreteria nazionale dopo aver guidato la Cisl lombarda, ammette che il problema c'è: "Per questo il nuovo gruppo dirigente farà un'ulteriore assemblea organizzativa dove si obbligheranno i nostri sindacalisti a mettere online i compensi e a versare alla categoria di appartenenza i gettoni di presenza negli enti bilaterali ". Resta il fatto che Scandola, iscritto alla Cisl dal 1968, si è visto notificare l'espulsione. Ha ancora altri 10 giorni di tempo per fare appello. In caso dovrà spiegare come ha avuto i Cud dei dirigenti tirati in ballo. Il suo dito indicava la luna, ma - evidentemente - non è stato capito del tutto
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