da Clash City Workers
13 Agosto 2015
Milano, Roma, Brescia: aggiornamenti e qualche
impressione sull'andamento della vertenza dei lavoratori Ikea, in lotta contro
l'annullamento del contratto integrativo ormai da 3 mesi.
Come avevamo scritto sabato scorso, spiegando i motivi
della protesta, questi sono giorni di scioperi a
sorpresa all'Ikea. Pubblichiamo qui sotto gli
aggiornamenti da alcuni negozi forniti da alcuni lavoratori. Sempre da loro
abbiamo appreso che i lavoratori di Genova sono rientrati a lavoro lunedì dopo
nove giorni di sciopero - notizia che non ha trovato spazio sui quotidiani
nazionali - e che mercoledì si è fermata anche l'Ikea di Sesto Fiorentino.
Quello che ci dicono è che questi scioperi non stanno facendo male all'azienda
come dovrebbero: perché l'Ikea riesce a tenere aperti i negozi, grazie
soprattutto agli interinali che aveva preventivamente chiamato ad inizio mese,
ovviamente mascherando l'azione antisindacale con "esigenze di copertura
ferie personale". Il timore è anche che i vertici dei sindacati
confederali, Cgil in testa, vogliano firmare un accordo al più presto, al
prezzo di concedere qualcosa sulle maggiorazioni di domenicali e festivi, e di
far passare senza resistenza la linea dell'azienda sul premio aziendale e la
flessibilità interna. Ma non si può cedere ora, se si mostra debolezza ad una
prima concessione ne seguiranno altre. Per questo dobbiamo supportare la
resistenza dei lavoratori dell'Ikea, che stanno lottando per delle questioni
come il prezzo del lavoro domenicale e la flessibilità interna che riguardano
tutti i lavoratori, del commercio e di altre categorie.
Milano Il negozio di Carugate è il primo negozio Ikea
aperto in Italia, 25 anni fa. Pubblichiamo qui sotto una testimonianza di
un lavoratore sugli scioperi degli ultimi giorni.
Tra venerdì 7 e lunedì 10 compreso, i lavoratori del
negozio di Ikea Carugate hanno nuovamente alzato la testa contro la scelta
dell'azienda di aprire una trattativa per il rinnovo del CIA, scaduto ormai da
circa un anno, solo a condizione che le rappresentanze sindacali si fossero
dichiarate disponibili ad accettare quelle che Ikea ha definito “le quattro
gambe che reggono il tavolo delle trattative”. Ovvero:
1 – Forte riduzione delle maggiorazioni domenicali e
festive
2 – Premio aziendale (853 euro circa per un full time)
riassorbibile con gli aumenti salariali dei prossimi contratti e in parte
legato all'accettazione individuale del nuovo sistema di turnazione oraria.
3 – Un nuovo sistema di divisione del lavoro (non più a reparto ma a macro-aree) e una nuova turnazione oraria con fine di aumentare la flessibilità sia a livello di mansioni che a livello orario.
4 – Premio di partecipazione da fisso a variabile a seconda di parametri stabiliti dall'azienda a livello nazionale e internazionale.
3 – Un nuovo sistema di divisione del lavoro (non più a reparto ma a macro-aree) e una nuova turnazione oraria con fine di aumentare la flessibilità sia a livello di mansioni che a livello orario.
4 – Premio di partecipazione da fisso a variabile a seconda di parametri stabiliti dall'azienda a livello nazionale e internazionale.
I sindacati confederali, pur dichiarandosi disponibili
alla trattativa hanno legato la propria disponibilità al fatto che l'azienda
non tocchi gli stipendi (e quindi anche le maggiorazioni). Da qui un periodo di
mobilitazione iniziato 3 mesi fa e diventato ancora più duro nei giorni a
cavallo del week end. Venerdì, sabato e domenica i lavoratori del negozio di
Carugate hanno dato vita ad uno sciopero compatto e determinato protrattosi per
tutto il turno di lavoro con presidi e assemblee democratiche per scegliere la
linea della mobilitazione. L'assemblea in quei giorni ha deciso di indire
sciopero ad oltranza fino a fine del mese e ha dato mandato alla propria RSU
(composta da delegati della CGIL, della UIL e dell'USB) di attivarsi per dar
vita nel più breve tempo possibile ad un coordinamento nazionale che gestisca
la lotta superando il livello meramente territoriale nella quale i piani alti
della CGIL l'aveva relegata, di fatto depotenziandola.
Lunedì inoltre, una quarantina di lavoratori si sono riuniti alla 4.00 del mattino davanti all'ingresso del magazzino col fine di ritardare lo scarico dei camion con la merce per il negozio. Anche questa azione è riuscita, ritardando di circa 3 ore le operazioni di ingresso e scarico. Le difficoltà però non mancano visto che l'azienda in questi mesi è corsa ai ripari assumendo un numero impressionante di lavoratori interinali che, vista l'assoluta precarietà della propria condizione, per ora non stanno partecipando alla mobilitazione vanificando in parte la grande generosità della protesta in corso.
Tale mossa aziendale è figlia di una evidente mancanza di chi, fino ad ora, ha gestito il conflitto ad un livello più alto di quello locale. La scelta di indire scioperi a spot ha infatti permesso a Ikea di assumere interinali tra uno sciopero e l'altro. Molto diversa forse sarebbe stato indire uno sciopero ad oltranza fin da subito, impedendo così all'azienda di assumere e quindi di sostituire gli scioperanti con lavoratori e lavoratrici a termine. Nonostante la generosa prova sostenuta dai lavoratori per ora l'azienda tace. Giovedì 13 i lavoratori si sono incontrati in assemblea per decidere collettivamente le prossime mosse.
Lunedì inoltre, una quarantina di lavoratori si sono riuniti alla 4.00 del mattino davanti all'ingresso del magazzino col fine di ritardare lo scarico dei camion con la merce per il negozio. Anche questa azione è riuscita, ritardando di circa 3 ore le operazioni di ingresso e scarico. Le difficoltà però non mancano visto che l'azienda in questi mesi è corsa ai ripari assumendo un numero impressionante di lavoratori interinali che, vista l'assoluta precarietà della propria condizione, per ora non stanno partecipando alla mobilitazione vanificando in parte la grande generosità della protesta in corso.
Tale mossa aziendale è figlia di una evidente mancanza di chi, fino ad ora, ha gestito il conflitto ad un livello più alto di quello locale. La scelta di indire scioperi a spot ha infatti permesso a Ikea di assumere interinali tra uno sciopero e l'altro. Molto diversa forse sarebbe stato indire uno sciopero ad oltranza fin da subito, impedendo così all'azienda di assumere e quindi di sostituire gli scioperanti con lavoratori e lavoratrici a termine. Nonostante la generosa prova sostenuta dai lavoratori per ora l'azienda tace. Giovedì 13 i lavoratori si sono incontrati in assemblea per decidere collettivamente le prossime mosse.
Roma Il lavoratori dello store di Anagnina hanno deciso di
scioperare dal 10 al 17 agosto, lo sciopero è tuttora in corso con un picchetto
fuori dal negozio dove i lavoratori volantinano ai clienti invitandoli a non
fare acquisti, cosa che spesso succede tra gli applausi degli scioperanti.
Questa la testimonianza di uno dei lavoratori.
Prima del 10 agosto abbiamo fatto una serie di
scioperi a sorpresa di 2-3 ore che avevano l'intento di bloccare lo scarico dei
camion, impedire il riempimento del magazzino o chiudere la linea casse.
L'azienda è comunque riuscita sempre a tamponare con gli interinali e richiamando
i responsabili dalle ferie. Dopo questa serie di scioperi a sorpresa abbiamo
fatto tre assemblee fuori dal negozio - perché abbiamo finito le ore
riconosciute - e con l'adesione di tutte le sigle sindacali abbiamo
proclamato una settimana di sciopero. L'adesione è intorno al 85-90% ma
l'azienda riesce a tenere aperto il negozio mettendo al lavoro i responsabili e
con gli interinali - ne ha assunti 40 ad inizio agosto preventivando lo
sciopero. Noi lavoratori siamo preoccupati per eventuali sorprese che possono
uscire in queste settimane di agosto, temiamo che sfruttando il momento di
scarsa attenzione mediatica possano arrivare cattive sorprese. Dopo il 17
decideremo come proseguire, speriamo che si possa arrivare ad iniziative
unitarie a livello nazionale perché secondo noi tante proteste a spot diffuse
in tutta Italia sortiscono degli effetti minori rispetto a scioperi unitari di
livello nazionale.
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