nella morsa della prescrizione, esattamente come
l'Eternit di Casale Monferrato
Come è stato per l’inchiesta “Eternit”, conclusa l’anno scorso con la
Cassazione che ha annullato senza rinvio le condanne della Corte d’Appello di
Torino, anche ilTribunale di Crotone pochi giorni fa ha assolto gli otto
imputati del processo a carico dei dirigenti dell’ex stabilmento Montedison,
accusati della morte di alcuni operai che, secondo l’accusa, sono da mettere in
relazione alle polveri di amianto. Questa volta, però, l’azione della
“prescrizione killer” non ha fatto rumore. Le persone assolte dal giudice del
tribunale di Crotone sono cinque ex direttori dello stabilimento succedutisi
nel tempo, un funzionario, un capo reparto e un medico, tutti in servizio nella
fabbrica tra il 1974 e il 1997, anno in cui l'impianto ha cessato la sua
attività. Il giudice Todaro ha dichiarato la prescrizione del reato di disastro
ambientale che era contestato a tutti gli imputati; assoluzione, inoltre, per
quanto riguarda gli omicidi colposi 'perche' il fatto non sussiste' e, in un
solo caso, 'per non aver commesso il fatto'. Sul banco degli imputati c’erano
Maurizio Aguggia (81 anni) di Spinetta Marengo, Giancarlo Savorelli (86 anni)
di Buccinasco, Giuseppe Agliata (82 anni) di Cavallasca, Luigi Ferretti (73
anni) di Milano, Dario Capozzi (82 anni), Giulio Verri (74 anni) di Crotone,
Alfonso Pezziniti (77 anni) e Ottorino Sapere (64 anni) di Crotone. Tutti hanno
lavorato nella fabbrica tra il 1974 e il 1997, quando l’impianto è stato
definitivamente.
Il tasso di malati di tumore è tra i più alti d’Italia e se, già nel 2001, un decreto del ministero dell’Ambiente aveva classificato la città calabrese come sito di interesse nazionale per l’inquinamento ambientale e, per questo, l’aveva inserita tra le zone da bonificare. Per sessant'anni Pertusola e Ammonia (poi Montecatini, poi Montedison, poi Enichem hanno operato nella totale assenza di controlli.
S’è dovuto attendere gli anni ottanta affinché si cominciasse a riconoscere agli operai danni da malattie professionali e, in particolare, patologie neoplastiche dovute ad esposizione a sostanze cancerogene. Sicché asbestosi e mesotelioma pleurico hanno fatto la loro tragica comparsa anche nella “Stalingrado del Sud”, per la quale ci si aspetta un picco di malattie intorno al 2033.
“Questo processo si deve rifare – ha commentato Pietro Infusino, coordinatore del movimento “No Eni” che da anni si batte per la bonifica dell’area industriale crotonese – I nostri morti meritano almeno questo. Non dobbiamo avere paura. Le persone che decidono sono esseri umani come noi, anche loro possono sbagliare. Presto lanceremo la proposta per contestare l’intera impalcatura di questo processo”.
Intanto, proprio un giovane di Crotone, Davide
Mellace, 20 anni, ha promosso una campagna di sensibilizzazione sulle scorie
tossiche presenti in città. Mellace ha diffuso una foto con una sua lettera.
Condivisa su Facebook dal gruppo musicale 99 Posse è arrivata a 40 mila
"mi piace" e migliaia di condivisioni. La foto è anche sul blog di
Grillo. Nella lettera, fotografata e postata sui social network, Davide Mellace
scrive che "qui la gente si ammala in continuazione di tumore e molta
muore, soprattutto bimbi con leucemie. A Crotone sono state scaricate illegalmente
350 mila tonnellate di rifiuti tossici. Nella mia famiglia mio padre ha avuto
il linfoma di Hodgkin, mia cugina anche e due anni fa mia madre è stata colpita
da un tumore al seno. Io sono stanco. Come è stanca la gente crotonese. "Mia
madre qualche anno fa - aggiunge - ha creato una pagina su Facebook chiamata
"Crotone ci mette la faccia" dove ha postato una sua foto con un
cartello in mano con scritto "Sono Tina, ho 47 e sto lottando. Non voglio
che i miei figli si ammalino di tumore". Da lì a poco la pagina arriva a
19 mila mi piace e tantissime persone pubblicano foto con cartelli in mano
ricordando i loro parenti defunti a causa del cancro o parlando in prima
persona della loro malattia. Io ho venti anni e ho paura a vivere qui".Il tasso di malati di tumore è tra i più alti d’Italia e se, già nel 2001, un decreto del ministero dell’Ambiente aveva classificato la città calabrese come sito di interesse nazionale per l’inquinamento ambientale e, per questo, l’aveva inserita tra le zone da bonificare. Per sessant'anni Pertusola e Ammonia (poi Montecatini, poi Montedison, poi Enichem hanno operato nella totale assenza di controlli.
S’è dovuto attendere gli anni ottanta affinché si cominciasse a riconoscere agli operai danni da malattie professionali e, in particolare, patologie neoplastiche dovute ad esposizione a sostanze cancerogene. Sicché asbestosi e mesotelioma pleurico hanno fatto la loro tragica comparsa anche nella “Stalingrado del Sud”, per la quale ci si aspetta un picco di malattie intorno al 2033.
“Questo processo si deve rifare – ha commentato Pietro Infusino, coordinatore del movimento “No Eni” che da anni si batte per la bonifica dell’area industriale crotonese – I nostri morti meritano almeno questo. Non dobbiamo avere paura. Le persone che decidono sono esseri umani come noi, anche loro possono sbagliare. Presto lanceremo la proposta per contestare l’intera impalcatura di questo processo”.
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