"Chi è causa del suo mal, pianga sè stesso".
Il Comune è fino in fondo responsabile di situazioni, che sono a
centinaia a Taranto, come questa della donna. Il lavoro ci può essere eccome,
ma si preferisce per i lavori/servizi pubblici darlo in decine di appalti che
favoriscono gli interessi delle ditte e non creano posti di lavoro a Taranto;
tutta la questione raccolta differenziata che potrebbe creare almeno 200 posti
di lavoro, non viene fatta, o si vuole continuare a farla in pochi quartieri
male (fatto che porta solo costi e nessun ritorno economico allo stesso
Comune)... e potremmo continuare. Sulle case, non si fa una politica di case
popolari, i tempi di assegnazione sono infiniti, e spesso sono venute fuori
denunce di assegnazioni clientelari. I servizi sociali fanno elemosine, con
metodi e criteri che offendono la dignità delle persone. In tutto questo le
donne, spesso sole con figli a carico, sono le più colpite. Ed è legittimo che
non si rassegnano e esprimono la loro rabbia.
MA NOI DICIAMO ALLE DONNE, AI DISOCCUPATI, AI SENZA LAVORO, SENZA CASE.
"Che ti lamenti? Prendi lu bastone e tira fuori li denti" - dice una canzone.
Occorre la lotta, occorre unirsi. Non disperarsi.
Se i Disoccupati Organizzati fossero in tanti, allora il lavoro si potrebbe conquistare, come è già avvenuto, in parte, in passato.
Chi lotta da sola, chi si dispera, perde (e viene pure arrestata)
Chi lotta con gli altri, con lo Slai Cobas può vincere.
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