Tra i fascicoli abbandonati da un pubblico ministero
trasferito in altra sede e recuperati da altro pubblico ministero,
Piero Basilone, per istruire sul campo e sugli incidenti sul lavoro un gruppo
di uditori giudiziari
di Marinella Rossi
Il pm che ha
ereditato il fascicolo dal collega trasferito in altra sede ha trovato un
cavillo per aggirare la decorrenza dei termini
Milano, 11 settembre 2015 - Un morto (sul
lavoro) dimenticato per anni in un cassetto. E riesumato – sotto il
profilo giudiziario e di doverosa giustizia - per caso. Tra i fascicoli
abbandonati da un pubblico ministero trasferito in altra sede e
recuperati da altro pubblico ministero, Piero Basilone, per istruire sul
campo e sugli incidenti sul lavoro un gruppo di uditori giudiziari. E tra quei
dossier, che si credeva minori o destinati all’archiviazione, spunta la storia
dimenticata e affossata di Luca Della Monica, operaio milanese della
cooperativa Fema, che il 28 novembre 2012, intorno alle sette di sera, orario
di chiusura del sito della nuova fiera a Rho, nel far scorrere il
cancello semovente e di alcune tonnellate posto sul perimetro della porta
ovest, ne rimase schiacciato. Il mastodonte di ferro uscì a fine corsa
dai binari di scorrimento e travolse l’operaio, che aveva 44 anni. Luca era
un dipendente della Fema, cooperativa che aveva in appalto il servizio di
portierato in coincidenza di eventi fieristici e gestiva la sicurezza e
l’apertura e la chiusura del sito di Rho. Ferito gravemente, portato con gravi
ematomi cerebrali e fratture a Niguarda, trasferito poi a Bergamo, morì il 18
giugno 2013. E il fascicolo - inizialmente iscritto da un pm del pool
dedicato agli incidenti sul lavoro per lesioni colpose - si riqualificò in
omicidio colposo. Ma si riqualificò - a parte i doverosi atti autonomi da
parte della Asl e della polizia scientifica con il sequestro del cancello -
senza che venisse coordinato alcun atto d’indagine. Senza che nemmeno fosse
acquisito il fascicolo sanitario della vittima, con la relazione autoptica
sulle cause del decesso.Quando il pm Basilone scopre ed eredita la vittima
dimenticata è il giugno del 2014, a un anno dalla morte e quasi due
dall’incidente. E sono ormai scaduti i sei mesi previsti per le indagini (dopo
i quali occorre chiedere una proroga che non era stata chiesta).
Perciò non può più indagare: gli atti sarebbero
nulli. Si rivolge allora al giudice della indagini preliminari, con una
richiesta di archiviazione “suicida”, in cui dichiara che sono scaduti i
termini, indica le indagini che sarebbero opportune, perché il giudice le
ordini. Il 25 febbraio 2015 il gip Alessandra Clemente dispone indagini coatte.
Sono passati oltre due anni dall’incidente. L'inchiesta ora vede
coinvolti, oltre all’iscrizione per concorso in omicidio colposo del presidente
della Fema, Emanuele Mario Antonio Ali, anche la Fondazione Fiera e Fiera
Milano Spa. E il fascicolo - con numerose testimonianze, la relazione autoptica
sulle cause della morte attesa da Bergamo e la perizia ingegneristica sulle
cause del tracollo del cancello - è sulla linea di traguardo. Prima o poi anche
la giustizia arriva.
marinella.rossi@ilgiorno.net
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