Così come per il ddl “buona
scuola” anziché per il Jobs Act, per la Sanità il governo Renzi agisce come
moderno fascista e impone la dittatura del profitto (continuando coi colpi di
maglio alla demolizione della Costituzione) a discapito dei Diritti: alla cura,
in primis, per i proletari-migranti e le classi meno abbienti; alla
prevenzione; alla ricerca.
Come al solito si usano termini
quali “razionalizzazione della spesa” o “mala gestione” o ancora “taglio esami
diagnostici non necessari” o “13 miliardi di euro risparmiati con meno esami
diagnostici e minori visite specialistiche”. Un corollario di paroloni per
giustificare un vero e proprio piano criminale.
Partiamo dalla citazione dell’art.
32 della Costituzione: “La Repubblica tutela come fondamentale diritto
dell’individuo e interesse della collettività, e garantisce cure gratuite agli
indigenti. Nessuno può essere obbligato a un determinato trattamento sanitario
se non per disposizione di legge. La legge non può in nessun caso violare i
limiti imposti dal rispetto della persona umana.”
Seguendo questo dettato
universalistico, dal 1980 fu istituito il Servizio Sanitario Nazionale, frutto,
principalmente, della grande stagione di lotte dei lavoratori della Sanità, e
che è stato riconosciuto come modello di Civiltà a livello internazionale. SSN
che di fatto istituiva una sorta di “stato sociale”, applicando i principi di
uguaglianza e pari diritti.
Ma passata la stagione delle
lotte e protagonismo dei lavoratori della Sanità, lo Stato ha iniziato a
demolire il SSN, trasormando le USL (Unità Sanitarie Locali) in ASL (Aziende
Sanitarie Locali), attraverso la Legge 502/92. Quindi lo Stato si erge a
imprenditore e, di fatto, le Asl hanno iniziato a guardare più ai bilanci che
al “servizio” da erogare. E’ questa trasformazione che ha costituito i grossi
buchi nei bilanci della Sanità Pubblica. Bilanci taroccati per continuare a
ricevere i finanziamenti (chiaramente da parte delle varie Direzioni, espressione
del malaffare, della corruzione, delle ruberie) e che ha visto in prima fila le
cosiddette Regioni “virtuose” (Lombardia, Toscana, Emilia, Piemonte, Veneto su
tutte); Ospedali al collasso, con continue chiusure, a partire dei Servizi sul
Territorio, dando il via alla stagione del “nomadismo della cura” (tradotto: i
viaggi della speranza,principalmente dal Sud, a cui sono stati costretti
migliaia di lavoratori, indigenti, ridotti in malora dall’aumento delle spese).
Ma è con la “spending review” che si è
avanzato verso la barbarie: blocco del turn over (di fatto un taglio di posti
di lavoro “camuffato”); tagli dei posti letto; taglio delle prestazioni e
riduzione dei giorni di degenza (non si guarda ai fini della cura, ma dei
costi: più giorni rimani ricoverato, meno guadagnano le Amministrazioni).
Volendogli dare un nome non possiamo non usare “negazione dei diritti umani”.
Basta questo per poter affermare
che col termine “esami diagnostici non necessari”, il governo si erge a giudice
unico allo stesso diritto alla stessa Vita.
Ma il governo fa di più: da un lato intimidisce i Medici di Base con la
prospettiva di decurtazione dello stipendio, nel “caso” di prescrizioni
“improprie”; infatti nel DDL si specifica: “Il medico, quando fa la ricetta, dovrà
riportare l’indicazione della condizione di erogabilità. Le visite e i
trattamenti che esulano da questi paletti saranno a totale carico
dell’assistito”; e allo stesso tempo si impone a chi deve curarsi, il ricorso
alle prestazioni privatistiche e a pagamento. Così i vari ras della sanità
privata continueranno a fare enormi profitti sulla pelle della collettività.
Alla faccia della, loro, stessa Democrazia. Allo stesso tempo quando il governo
parla di “risparmi da reinvestire”, se non fosse tragico, potremmo parlare di
ennesima bufala. Sono decenni che non un soldo viene “riutilizzato” nella
prevenzione, nella ricerca, nella ristrutturazione, nuove assunzioni. Mentre la
cronaca quotidiana, da Milano a Palermo, da Bolzano a Lampedusa, ci mostra il
marcio di questo sistema. Va ricordato un’altro
aspetto che non hanno trovato spazio, sia nella cosiddetta opposizione
sia nei mass media: la salute e sicurezza dei lavoratori della sanità e le cure
per i malati di patologie derivate all’esposizione di sostanze cancerogene,
quali amianto. Di fatto nelle varie Aziende ospedaliere sono state ridotti, in
alcuni casi cancellati, i controlli sullo stato di salute dei lavoratori
(conferma del fatto la vita dei lavoratori non conta un cazzo, tranne che per i
profitti che produce per i padroni) e già si è costretti a pagarseli di tasca
propria. A fronte del fatto che con le varie riforme pensionistiche, infermieri
e personale di supporto (che fanno un lavoro altamente usurante), si troveranno
a “prestare” il loro servizio fino a 67 anni, magari con una catetere vescicale
o una stampella come supporto.
Il governo impone e le regioni applicheranno:
tagli-privatizzazione-aumento delle tasse. La Grecia non è lontana.
Su una cosa siamo “d’accordo” con
Maroni: “il governo Renzi ha dichiarato guerra”, ma non come dice il razzista
Bobo alle “regioni virtuose”, ma una guerra ai lavoratori, ai pensionati, ai
migranti, alle donne, alle masse popolari. E a questa guerra è necessario
rispondere in maniera adeguata. Come i lavoratori della Scuola è necessario
costruire una mobilitazione, scioperi, blocchi, che abbiano il carattere di una
rivolta per, non solo, contrastare questo scempio, ma per cacciare questo
governo.
Slai Cobas “Istituto Tumori”,
Milano per il sindacato di classe