INDETTA CONFERENZA
STAMPA IL 5/11 ORE 9.30 Bergamo via caniana
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Le CUB-SUR di Bergamo, congiuntamente con la RSU e la FLC-CGIL ha dichiarato lo sciopero del personale tecnico-amministrativo e bibliotecario dell’Università di Bergamo. E’ un precedente assoluto nella storia dell’Ateneo bergamasco. L’indizione dello sciopero, deciso all’unanimità dai lavoratori nella partecipata assemblea del 21/10, arriva al termine di un confronto di contrattazione durato più di un anno e mezzo.
Le CUB-SUR di Bergamo, congiuntamente con la RSU e la FLC-CGIL ha dichiarato lo sciopero del personale tecnico-amministrativo e bibliotecario dell’Università di Bergamo. E’ un precedente assoluto nella storia dell’Ateneo bergamasco. L’indizione dello sciopero, deciso all’unanimità dai lavoratori nella partecipata assemblea del 21/10, arriva al termine di un confronto di contrattazione durato più di un anno e mezzo.
Bergamo – Il nuovo Rettore dell’Università, Remo
Morzenti Pellegrini, sembra partire con il piede sbagliato nel rapporto con i
lavoratori e le lavoratrici dell’Ateneo bergamasco. Le RSU dell’Università di
Bergamo hanno dichiarato lo stato di agitazione del personale, dopo il
pronunciamento unanime dei lavoratori, riunitisi in assemblea mercoledì 21
ottobre, pronti questa volta ad arrivare anche allo sciopero. Oggetti del
contendere sono il riconoscimento degli scatti stipendiali, la carenza di
organico e un nuovo sistema di valutazione interno, ritenuto inaccettabile
perché totalmente discrezionale.
Dopo un anno e mezzo di trattativa, il nuovo
Rettore ha fatto marcia indietro rispetto alle aperture dimostrate dal suo
predecessore Stefano Paleari. Secondo il Direttore Generale, i Revisori dei
Conti impedirebbero di aumentare il fondo di 240.000 € per poter riconoscere
gli scatti stipendiali a tutto il personale. L’aumento medio a persona non
sarebbe una cifra insostenibile, in quanto si tratta di 30-40 € circa a
lavoratore: non proprio un problema irrisolvibile per un’Università che figura
al primo posto per capacità di intercettare studenti e soldi dal Ministero (5
milioni in più ogni anno). Grazie proprio a questa attitudine, solo nel 2014
l’Università ha dichiarato risparmi per 15 milioni di €. I conti sono a posto,
insomma. E va a gonfie vele anche l’attività nel suo complesso: l’Università di
Bergamo è in cima alle classifiche per quanto riguarda la valutazione della
ricerca e i fondi di attrazione Ministeriali. I brillanti risultati, si legge
nella mozione dei lavoratori, sono stati raggiunti proprio grazie all’impegno
dei lavoratori stessi. La beffa però consiste nel fatto che parte di quei
risparmi sono stati fatti proprio dai tagli ad alcune voci stipendiali dei
lavoratori stessi. Mentre appare evidente che il grosso dei risparmi avviene su
un livello dei servizi che lascia molto a desiderare. Da più parti gli studenti
segnalano problemi con le aule, l’organizzazione delle lezioni e un servizio
scadente di alcuni servizi, a partire dalle mense. La notizia delle mancate
concessioni è arrivata nel corso di un incontro di contrattazione, il 13
ottobre. I delegati sindacali denunciano che la legge di stabilità del 2015
aveva sbloccato gli stipendi del personale tecnico e amministrativo
dell’Università, ormai fermi da sei anni. Ora la doccia fredda: il Rettore ha
dichiarato che i risparmi di 240.000 € non verranno dati ai lavoratori: i Revisori
dei Conti permetterebbero di stanziare solo 80.000 €, arrivando così a un
aumento salariale irrisorio e svilente. Inaccettabile per i lavoratori è anche
il nuovo sistema di valutazione sulla base del quale sarebbero distribuiti
questi pochi soldi. Si tratta di criteri “comportamentali”, sulla falsariga di
quanto aveva provato, per il momento senza successo, a introdurre Brunetta per
tutto il pubblico impiego. Ciò che è uscito dalla porta rientrerebbe però dalla
finestra dell’Ateneo di via Salvecchio. Grazie a criteri non trasparenti né
verificabili, proprio perché basati su presunti “comportamenti” del lavoratore,
si permetterebbe a capi e capetti di premiare alcuni e di punire altri. Più che
riconoscere il “merito”- come tanto va di moda dire-dei lavoratori, si rischia
di demotivare gli sforzi dell’intero gruppo lavorativo, producendo solo una
sterile divisione e un’inutile caccia a “chi lavora meno”. Quello del merito è
un vero e proprio “cavallo di battaglia” del “nuovo che avanza”. Che porta però
spesso a risultati paradossali. A differenza del comparto privato, nel pubblico
impiego gli scatti (che qui vanno sotto il nome di “progressioni orizzontali”)
non sono automatici e legati al rinnovo contrattuale. Sono considerati infatti
come un premio per i “meritevoli”. Come a dire, “alcuni diritti che nel privato
ci sono, qui te li devi guadagnare, perché i soldi per tutti non bastano”. Con
buona pace della retorica anti-fannulloni …
Tutto questo avviene in uno degli Atenei che ha il
minor numero di lavoratori rispetto ai docenti e rispetto agli studenti: si
tratta di circa 100 lavoratori in meno su un totale di 200 attualmente assunti.
L’Università ha possibilità di assumere qualche decina di lavoratori ogni anno,
ma concentra tutte le risorse per permettere i passaggi di carriera ai
professori universitari. La legge obbligherebbe ad assorbire il personale in
esubero della Provincia: circa 200 lavoratori rischiano infatti il posto di
lavoro decorsi i termini della mobilità. Ma l’Università sembra far finta di niente.
E’ solo la dichiarata necessità di concentrarsi sui passaggi di carriera dei
docenti a scapito dei servizi oppure c’è sotto qualcosa d’altro? Il destino di
tanti servizi di fronte alle mancate assunzioni è infatti già segnato:
esternalizzazioni, ricorso a precari o a personale in appalto sottopagato e
inquadrato con i nuovi contratti in stile Jobs Act, seguendo le orme di tutti i
comparti della pubblica amministrazione. Tra pochi giorni scadrà il termine
ultimo per l’incontro i Prefettura tra i delegati sindacali e il nuovo rettore
Morzenti Pellegrini con il direttore generale Giuseppe Giovanelli. In caso di
esito negativo dell’incontro i lavoratori, affiancati dai sindacati Fcl-Cgil e
Cub-Sur, hanno dichiarato di voler continuare lo stato d’agitazione e di
ricorrere allo sciopero fino al raggiungimento di un effettivo cambiamento che
riporti dignità e riconoscimenti equi al loro mestiere. Le acque si fanno
agitate e il Governo sta facendo la sua parte per ingarbugliare la situazione.
Il rinnovo contrattuale previsto in Finanziaria sarà di quattro caffè al mese
per tutti i dipendenti pubblici. In arrivo anche una ulteriore stretta sulle
assunzioni e un nuovo blocco dei fondi integrativi su cui si fa la
contrattazione di secondo livello. Un’ennesima “doccia fredda” insomma per i
lavoratori del pubblico impiego, di cui anche l’Università fa parte. Ma anche
una condizione che rende inevitabile per i lavoratori la mobilitazione in caso
di risposte negative: a gennaio potrebbe essere troppo tardi.
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